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La lotta dei cittadini di Kabwe contro la devastazione causata dall’estrazione di piombo

In Sudafrica i gruppi per la difesa dei diritti umani sono intervenuti per aiutare donne e bambini a portare avanti una storica class action contro il gigante dell’estrazione mineraria Anglo American per l’avvelenamento da piombo conseguente all’estrazione nella zona di Kabwe, in Zambia. Le attività estrattive hanno infatti causato gravi danni alla salute del 95% dei bambini di Kabwe. A 30 anni di distanza dalla chiusura del sito, inoltre, il terreno non è stato ancora bonificato, prolungando così gli effetti dell’intossicazione da piombo.

La class action [1] era stata intentata nell’ottobre 2020 da avvocati zambiani insieme ad alcuni residenti della zona nella quale si trovava la miniera di piombo di Kabwe. L’accusa lanciata contro il colosso minerario Anglo American South Africa Ltd era di non aver adottato misure adatte a prevenire l’avvelenamento da piombo e tutelare i residenti locali durante il periodo di attività della miniera, tra il 1925 e il 1974. La miniera di piombo di Kabwe era infatti una delle più grandi al mondo ed era situata nei pressi di villaggi che contano circa 230 mila abitanti. Ad oggi, un rapporto [2] delle Nazioni Unite stima che circa il 95% dei bambini di Kabwe soffra di elevati livelli di piombo nel sangue. Le conseguenze sulla salute possono essere di gravità estrema, potendo causare deficit neurologici e cognitivi permanenti, oltre a danni a reni, fegato e stomaco, anemia, perdita dell’udito, convulsioni, coma e morte.

Secondo le accuse di coloro che hanno aderito alla class action, Anglo American avrebbe svolto un ruolo chiave nel controllo, nella gestione, nella supervisione e nella consulenza sugli aspetti tecnici e di sicurezza della miniera, senza tuttavia garantire un adeguato livello di protezione per la comunità. Kabwe è quindi divenuta una “zona di sacrificio”, ovvero una di quelle aree nelle quali le comunità locali subiscono un’esposizione estrema a sostanze chimiche tossiche parallelamente alla compromissione dei loro diritti, in particolare quello alla salute, il tutto per favorire la crescita economica di qualche agente esterno. A lungo Kabwe è stato definito uno dei luoghi più inquinati al mondo: ad oggi, a quasi 30 anni di distanza dalla chiusura della miniera, i terreni non sono ancora stati bonificati, permettendo così che la polvere di piombo continui a disperdersi nelle comunità vicine.

Nel maggio di quest’anno Amnesty International e il Southern Africa Litigation Centre (SALC) sono intervenuti [3] in supporto della popolazione zambiana, fornendo analisi sugli standard internazionali dei diritti umani e sulle protezioni costituzionali del Sudafrica, affinché la Corte di Johannesburg possa valutare come procedere. Nel caso in cui la Corte dovesse decidere di certificare questa azione collettiva, donne e bambini potrebbero testimoniare in tribunale, creando così un importante precedente per la regolazione della condotta delle grandi aziende al di là dei confini nazionali e per l’accesso alla tutela dei diritti delle comunità locali.

“Questa class action ha il potenziale per colmare un’enorme lacuna in termini di responsabilità e creare un potente precedente per la responsabilità delle aziende. Questo caso è un’opportunità per il Sudafrica di inviare un segnale forte alle multinazionali che i loro obblighi di non violare i diritti umani non finiscono al confine del Paese” ha dichiarato il dr. Atilla Kisla, del SALC.

[di Valeria Casolaro]