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Kaliningrad, la base militare russa nel cuore d’Europa

Dopo essere rimasta a lungo nell’oblio, Kaliningrad – oblast russo nel cuore dell’Europa – è tornata sotto i riflettori a causa dell’importante ruolo tattico-strategico che può assumere negli equilibri militari del Vecchio Continente, specie dopo le dichiarazioni di Svezia e Finlandia su un possibile ingresso nella NATO. Corrispondente all’antica città prussiana di Konigsberg che ha dato i natali al filosofo tedesco Immanuel Kant, dopo essere stata bombardata da Alleati e Armata rossa durante la Seconda guerra mondiale, fu annessa all’Urss nel 1945 con il nome di Kaliningrad. Così, ancora oggi costituisce una parte di territorio russo in piena Unione Europea: vasto 15000 chilometri quadrati e incastonato tra Lituania e Polonia, l’oblast rappresenta anche un importante avamposto militare russo che dista 1400 kilometri da Parigi e Londra, 530 da Berlino e 280 da Varsavia.

Se con la presidenza di Boris Eltsin l’enclave era stata pensata come una zona economica di libero scambio, con Vladimir Putin ha assunto una rilevanza strategica soprattutto in risposta all’adesione delle Repubbliche Baltiche e della Polonia all’Alleanza Atlantica e all’Unione Europea. Kaliningrad si trova, infatti, in una posizione chiave per due ragioni: da una parte, il porto sul Mar Baltico che ospita la base della flotta navale russa si trova in una delle poche zone dove il mare non ghiaccia e da qui sottomarini e missili di vario tipo possono colpire ovunque in Europa; dall’altra, attraverso il controllo del corridoio di Suwalki – che collega l’oblast alla Bielorussia e, contemporaneamente, unico passaggio via terra tra la Polonia e i Paesi baltici – Mosca con una sola mossa potrebbe isolare Lettonia, Estonia e Lituania e imporsi facilmente su Varsavia.

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Le recenti dichiarazioni di Svezia e Finlandia su una possibile adesione alla NATO hanno suscitato la prevedibile reazione del Cremlino che in risposta a tale decisione intende potenziare il proprio arsenale di Kaliningrad dotandolo di testate nucleari. Il presidente del Consiglio di Sicurezza della Russia, Dmitrij Medvedev, citato dall’agenzia russa Tass, aveva reso noto [2] che sarebbe stato necessario “rafforzare seriamente il gruppo di truppe di terra e il sistema di difesa aerea e schierare consistenti forze navali nel Golfo di Finlandia. In questo caso, non si può più parlare dello status non nucleare dei Baltici, l’equilibrio deve essere ripristinato. Fino ad oggi, la Russia non ha intrapreso tali misure e non aveva intenzione di farlo”.

La Lituania e altre fonti occidentali sostengono che già da tempo Mosca possieda ordigni nucleari nell’enclave. Sebbene ciò non sia confermato, la regione risulta una delle più militarizzate d’Europa: già nel 2016, infatti, la Russia cominciò a spostare a Kaliningrad sistemi Iskander, ossia missili balistici tattici ipersonici a corto raggio in grado di portare testate nucleari, con una gittata massima di 500 chilometri.

Nonostante, dunque, la regione fosse già armata, solo ora le recenti dichiarazioni di Medvedev hanno messo in allarme i Paesi europei e in particolare la Germania: avendo una portata dichiarata di 500 chilometri, infatti, gli Iskander potrebbero colpire Berlino e altre capitali europee come Varsavia, Copenaghen, Vilnius e Riga. Inoltre, risulta che la Germania non sia dotata di uno scudo antimissile valido per proteggersi dai vettori russi, sia da quelli posizionati a Kaliningrad, che al ridosso del confine orientale della NATO.
Da ciò risulta evidente come la continua espansione dell’Alleanza Atlantica verso est sia causa di una drammatica escalation di tensione e di corsa agli armamenti che danneggia la stabilità e la sicurezza di tutta l’Europa: le basi NATO ai confini della Federazione rappresentano, infatti, per Mosca una minaccia alla sicurezza della Russia – fatto noto agli USA e sottolineato più volte dal Presidente Vladimir Putin ben prima dello scoppio del conflitto in Ucraina – e l’adesione di determinati Stati nell’alleanza militare guidata da Washington rischia ogni momento di sfociare in un conflitto aperto tra Russia e NATO su cui grava lo spettro dell’uso di armi nucleari. Nonostante ciò, proprio ieri la Finlandia ha ribadito la sua intenzione di aderire velocemente e “senza indugi” alla NATO.

Il caso di Kaliningrad mostra come l’adesione di nuovi Stati all’Alleanza Atlantica non possa certo considerarsi senza indugio una garanzia di stabilità e sicurezza per gli altri paesi membri – come richiesto dall’articolo 10 dello stesso trattato della NATO – ma, al contrario, possa comportare una minaccia. L’esercitazione russa nell’enclave risalente allo scorso 4 maggio, quando sono stati simulati attacchi con missili balistici nucleari, ne appare conferma. Infatti, oltre ad essere una risposta alle esercitazioni NATO nell’est Europa, costituisce motivo di allarme e di monito per tutta l’area e in particolare per le principali capitali europee.

[di Giorgia Audiello]