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Rinuncia alla Crimea: la bufala del botta e risposta fra Zelensky e Nato

Venerdì scorso spuntò la notizia che Zelensky aveva “aperto alla pace” con la Russia dichiarando la disponibilità dell’Ucraina a rinunciare alla Crimea. Open ad esempio aveva così titolato: “Ucraina, Zelensky: «Per la pace con la Russia potremmo rinunciare alla Crimea». La cosa aveva subito acceso un intenso dibattito. Ma nemmeno il tempo di stappare il prosecco nel weekend e brindare alla possibile fine della guerra, che un’altra notizia aveva già gelato gli animi. Il Segretario Generale della Nato, Jens Stoltenberg, aveva come risposto a Zelensky, dichiarando che l’Alleanza Atlantica non avrebbe mai acconsentito alla cessione della Crimea: “La Nato corregge Zelensky”, titolava ad esempio [1]La Stampa [1], “«La Crimea è incedibile»”. In realtà la storia della rinuncia alla Crimea per la pace era una bufala tutta italiana, così come il “botta e risposta” fra Zelensky e la Nato.

Bisogna inquadrare bene cosa Zelensky e Stoltenberg hanno effettivamente detto. La bufala sulla presunta disponibilità a cedere la Crimea origina da un’interpretazione forzata dell’intervista [2] che il premier ucraino ha rilasciato il 6 maggio al think tank inglese Chatham House. Alla domanda di Robin Niblett, che gli chiedeva se, per la pace, l’Ucraina fosse anche disposta ad accettare un ritorno alla situazione prima della guerra, Zelensky aveva risposto in modo affermativo. Tradotto: «La condizione minima per poter cominciare a dialogare e arrestare la guerra tra Russia e Ucraina dovrebbe essere recuperare la situazione del 23 febbraio. I russi devono rientrare lungo le linee di confine e richiamare le loro truppe. Solo in quel caso torneremo a parlare di pace normalmente. Nonostante i russi abbiano distrutto tutto, i nostri ponti non sono metaforicamente tutti andati distrutti».

Né in questa né in altre risposte date vi è alcun cenno alla Crimea. Zelensky aggiungeva anzi: «I cittadini ucraini mi hanno eletto per essere il presidente di tutta l’Ucraina e non di una sua versione in miniatura». Per qualche misterioso motivo il fatto che si citasse la «situazione prima del 23 febbraio» ha indotto gran parte della stampa italiana a ritenere che Zelensky stesse fra le righe suggerendo la cessione della Crimea. Forse perché, anche se la maggior parte dei paesi del mondo non ne aveva riconosciuto l’annessione, da dopo il referendum del 2014 la regione era passata sotto il controllo della Russia. Ma ad essere precisi un ritorno alla situazione pre-guerra significherebbe tornare alla contesa dei territori del Donbass e della Crimea, non a un’Ucraina senza quest’ultima. Ad ogni modo l’interpretazione dei media è rapidamente passata dall’essere solo un’ipotesi ad una certezza, tanto che giornali come Open, come citato, l’avevano addirittura virgolettata, facendola diventare parole di Zelensky mai pronunciate: «Per la pace con la Russia potremmo rinunciare alla Crimea».

Per quanto riguarda il Segretario Generale Stoltenberg le parole male interpretate sono quelle rilasciate il 7 maggio [3] a Welt, canale tedesco di informazione. Dopo aver rassicurato che la Nato farà di tutto sia per aiutare l’Ucraina nel conflitto, «anche se dovesse durare mesi o anni», che per impedire una sua estensione ad altri paesi, Stoltenberg risponde a una domanda su quale potrebbe essere per la Nato una soluzione alla fine della guerra. Tradotto: «L’Ucraina deve vincere questa guerra, perché difende il proprio territorio. I membri della NATO non accetteranno mai l’annessione illegale della Crimea. Siamo stati sempre contrari anche al controllo russo di parti della regione del Donbass nell’Ucraina orientale. Gli alleati sostengono la sovranità e l’unità territoriale dell’Ucraina in relazione ai confini riconosciuti. Sosterremo l’Ucraina per tutto il tempo in cui Putin proseguirà con la guerra. In ultima analisi però la decisione su come disegnare la pace spetta al governo e al popolo sovrano dell’Ucraina. Questo non lo possiamo decidere noi». Non vi è alcun riferimento alle parole enunciate da Zelensky presso Chatham House, men che meno alla bufala sulla sua “apertura alla pace” attraverso la cessione della Crimea. Si dice solo che la Nato non accetterà un’annessione illegale della Crimea, che è cosa diversa da non accettarne di l’annessione in assoluto. Tra l’altro, poco dopo il Segretario Generale sottolinea che «saranno però il governo e il popolo ucraino a decidere in maniera sovrana su una possibile soluzione di pace». Eppure gran parte della stampa italiana ha trasformato le parole di Stoltenberg in una sorta di avvertimento a Zelensky. Davvero clamoroso il caso de il Fatto Quotidiano, che oltre ad aver titolato in prima pagina [4]Nato contro Zelensky: la Crimea è nostra” ha pure pubblicato un’immagine di Stoltenberg e Biden, con improbabile aria sorridente, che imbavagliano il premier ucraino. Ma il grave errore non è limitato solo alla sfera dell’informazione. Il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che dovrebbe basarsi su informazioni ben più consistenti di quelle dei soli media italiani, se n’è uscito [5] con il commento: «Zelensky ha fatto un’apertura importantissima: dopo aver aperto sulla neutralità dell’Ucraina, ha detto che è disposto a considerare la Crimea fuori dall’accordo di pace. Queste sono aperture importanti, Putin deve dimostrare di voler venire al tavolo, di non volere la guerra».

Dopo la scoperta della colossale figuraccia, molti dei giornali che avevano titolato o raccontato male sono corsi a modificare i propri articoli: ma non a scusarsi o a spiegare l’accaduto. In certi casi hanno fatto “doppietta”, cioè hanno prima riportato le notizie false, giovando del traffico di click che portavano, e poi hanno pubblicato come nulla fosse anche la notizia che di fatto le smentiva, prendendo nuovamente click. Tgcom24 ad esempio aveva inizialmente titolato “Ucraina, la Nato si oppone all’apertura di Zelenzky:«Non accetteremo mai l’annessione della Crimea alla Russia»”. Adesso invece l’articolo [6] si chiama “«Ucraina, la Nato: “Non accetteremo mai l’annessione della Crimea alla Russia»”. All’interno non solo non si rettifica, ma in riferimento alla presunta rinuncia della Crimea, si scrive genericamente di “una voce circolata in questi giorni ed erroneamente attribuita allo stesso Zelensky”, come se la testata stessa non avesse riportato quella “voce”. Uno dei pochi giornali che ha in qualche modo rettificato è Open. Nell’articolo [7] adesso intitolato “Zelensky: «Per parlare di pace si ritorni alla situazione del 23 febbraio»”, si precisa che l’articolo è stato corretto.

[* L’articolo, precedentemente titolato “Ucraina, Zelensky: «Per la pace con la Russia potremmo rinunciare alla Crimea»”, è stato corretto in quanto il Presidente ucraino non ha mai parlato della Crimea come condizione per i negoziati. Ne parliamo qui [8]. Ci scusiamo con i lettori.]

[di Andrea Giustini]