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Le pressioni della stampa francese per la rielezione di Macron: il caso Marianne

Durante le recenti presidenziali francesi, vinte nuovamente da Emmanuel Macron, parte del settimanale Marianne ha denunciato «un attacco senza precedenti alla propria indipendenza». In un comunicato stampa, pubblicato anche sul profilo twitter [1], la Società dei Redattori di Marianne (SRM) ha accusato Daniel Kretinsky, azionista del giornale, di aver forzato la mano. Al secondo turno delle elezioni, Kretinsky avrebbe imposto la pubblicazione di un chiaro appello a votare l’enfant prodige, contro la volontà dei giornalisti della redazione. 

Nel comunicato, tradotto in italiano, si legge: «La Società dei Redattori di Marianne, riunitasi in assemblea generale, denuncia un attacco senza precedenti alla propria indipendenza. Il principale azionista del giornale è intervenuto direttamente per far modificare la prima pagina di un numero in pubblicazione […]. In due occasioni egli si era personalmente impegnato di fronte ai giornalisti a rispettare il principio cardine del giornale. E fino ad ora lo aveva fatto. Solo la direzione della redazione è legittimata a decidere fra più scelte editoriali. I nostri buoni risultati di vendita e audience, ottenuti con l’anno nuovo, ci hanno consolidato l’idea che il successo di Marianne risieda nell’identità e nell’indipendenza del giornale. Ci opponiamo e ci opporremo a qualsiasi ostacolo a questi due principi».

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La prima pagina incriminata prima e dopo la modifica

L’ingerenza denunciata sarebbe avvenuta in merito alla prima pagina del uscito poi lo scorso 21 aprile, dedicato al secondo turno delle elezioni presidenziali. Durante due riunioni collegiali, che avevano coinvolto direzione e redazione al completo, era stata inizialmente elaborata una prima pagina specifica. Su di un’immagine dei due candidati si titolava “La colère…o le chaos?”, con  “la rabbia” posta sotto gli occhi di Macron e “il caos” sotto quelli dei Le Pen. Così impostata, il settimanale non sembrava dare alcun indirizzo di voto ai lettori. Successivamente però il titolo è stato modificato in: “Malgré la colère…éviter le chaos”. Ovvero “nonostante la rabbia evitare il caos”. In questo modo invece, Marianne suggeriva chiaramente ai lettori di “evitare” il voto a Marine le Pen.

Dopo il polverone suscitato dalla Società dei Redattori, la direzione del settimanale è intervenuta attraverso la voce della direttrice editoriale, Natacha Polony. In un comunicato ufficiale [3], uscito il 20 aprile, la Polony ha dichiarato che la direzione “si assume pienamente la responsabilità” della prima pagina, in completa indipendenza. Il titolo modificato corrisponderebbe alla “traduzione giornalistica” della situazione politica francese, sviluppata proprio negli editoriali di Marianne. Spingerebbe i lettori a riconoscere il prezzo del “risentimento” di una parte dei cittadini. Votare Le Pen significherebbe, per la Polony, avallare “un partito la cui ascesa al potere causerebbe disordine e aumenterebbe solo le fratture”.

Daniel Kretinsky, azionista del giornale accusato dalla Società dei Redattori di Marianne (SRM) per essere intervenuto direttamente per far modificare la prima pagina del numero dedicato al secondo turno delle elezioni presidenziali.

Daniel Kretinsky è un miliardario ceco, entrato nel capitale dei principali media francesi nel 2018. Controlla il settimanale Marianne e il giornale Elle attraverso CMI France, una filiale di Czech Media Invest (CMI). Possiede inoltre il 49% della holding Le Nouveau Monde di Matthieu Pigasse, uno dei principali azionisti di Le Monde. Étienne Bertier, presidente del consiglio di sorveglianza di CMI France, ha dichiarato che il miliardario «non commenterà» l’accusa voltagli dalla Società degli Editori di Marianne, e che questi conferma la sua fiducia in Natacha Polony.

Un caso singolo che oltralpe ha rilanciato il dibattito sull’indipendenza dei media ma che testimonia, in verità, un atteggiamento comune al mainstream transalpino, sistematicamente schierato con Macron. Un vizio ormai di lungo corso, tanto che una delle voci più autorevoli della critica francese, la rivista Le monde Diplomatique, già al tempo della sua prima elezione scrisse una lunga analisi sul presidente intitolata emblematicamente “Il candidato mediatico [4]“.

[di Andrea Giustini]