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L’Africa è ormai terra di conquista per i soldati mercenari

Sono sempre più i gruppi armati privati che agiscono in varie parti del continente africano. Non si tratta solamente dei russi del gruppo Wagner, sempre più nel mirino delle critiche dei governi occidentali. Ad operare negli Stati africani vi è una moltitudine di gruppi privati afferenti a diversi Paesi occidentali tra i quali anche Francia, Regno Unito e Stati Uniti. Più facili da ingaggiare rispetto agli eserciti statali ufficiali, i quali per intervenire hanno bisogno della stipula di accordi bilaterali, questi gruppi vengono reclutati per affiancare gli eserciti locali, arrivando ad esercitare anche una certa influenza politica ed economica all’interno dei Paesi che ne richiedono l’aiuto e mettendo in campo azioni estremamente violente. A farne per prima le spese è, come sempre, la popolazione civile.

All’inizio di quest’anno la Francia ha iniziato a ritirare [1] le proprie truppe dal territorio del Mali, dove era presente dal 2013, a causa del deteriorarsi delle relazioni diplomatiche tra Parigi e Bamako. A pesare sulla manovra francese sembra esservi, in particolare, la decisione del governo maliano di permettere ai mercenari russi del gruppo Wagner di installarsi sul territorio, mossa fortemente criticata da Parigi ed altri governi europei.

Alla fine di marzo nella città di Moura [2] il gruppo Wagner ha condotto, insieme alle truppe militari maliane, un’azione che l’esercito ha definito come “pulizia sistematica dell’intera area” e che puntava a eliminare i membri dei gruppi jihadisti che controllano la città. L’operazione si è conclusa con l’esecuzione sommaria di almeno 300 civili, dei quali solo una parte era sospettata di essere affiliata ai gruppi armati. Nonostante il governo del Mali neghi con forza la presenza del gruppo Wagner nel Paese, le testimonianze della popolazione civile raccolte dall’associazione Human Rights Watch parlano della presenza di uomini bianchi non francofoni che partecipano a operazioni militari nel Paese.

Il numero [3] dei soldati privati che operano in Africa non è conosciuto, perché non ufficialmente autorizzato dagli Stati. In Mali si stima siano almeno un migliaio i mercenari presenti, mentre nella Repubblica Centrafricana si stima che i combattenti del gruppo Wagner siano tra i 1200 e i 2000. Oltre ad assurgere a funzioni di sicurezza, il gruppo ha acquisito anche un elevato livello di influenza politica ed economica nel territorio, svolgendo operazioni di consiglieri dei funzionari statali, raccogliendo i dazi doganali alle frontiere e proteggendo aree di estrazione di diamanti ed oro. Di fatto, il gruppo Wagner è l’unico a controllare del tutto l’unica miniera d’oro industriale della Repubblica Centrafricana.

Per quanto sentito sia il biasimo dei governi occidentali nei confronti dell’operato del gruppo russo sul territorio africano, sono diverse le compagnie private europee ed internazionali presenti nella medesima forma in Africa. E il rispetto dei diritti umani è, come per il gruppo Wagner, l’ultima delle loro preoccupazioni. La francese Secopex ha operato per molti anni soprattutto in Somalia e Repubblica Centrafricana e si sospetta che uno dei suoi dirigenti, morto nel 2011 in Libia, lavorasse per l’ex leader Gheddafi. In quell’occasione il ministero degli Esteri francese aveva fatto riferimento [4] all’episodio parlando di “un cittadino francese” che era stato “ferito da un proiettile ed è morto durante la notte nell’ospedale di Bengasi”. Similmente si possono poi citare [5] il britannico Aegis Defence Services, la cui presenza è stata registrata in 18 Paesi africani, lo statunitense Blackwater, l’Omega Consulting Group ucraino e il tedesco Asgaard. E la lista è ancora lunga.

Rivolgersi alle compagnie private è spesso molto più semplice che richiedere l’aiuto delle truppe militari statali: tramite una semplice transazione economica si possono ottenere numerosi servizi di sicurezza e difesa. Sono questi i motivi per i quali molto probabilmente il Mozambico ha deciso di rivolgersi al gruppo Wagner e al sudafricano Dyck Advisory Group per contrastare l’avanzata dei gruppi di al-Shabaab, tuttavia senza successo. Secondo le denunce di Amnesty [6] il Dyck Group ha fatto uso di mitragliatrici e ordigni esplosivi lanciati dagli elicotteri indistintamente su obiettivi civili e militari.

L’operato di questi gruppi privati è da tempo oggetto di preoccupazione per le Nazioni Unite, che denunciano come i mercenari operino mettendo in atto “violazioni dei diritti umani, tra cui sparizioni forzate, esecuzioni sommarie, uccisioni indiscriminate, sfruttamento e abusi sessuali”, ma spesso con scarsa conoscenza delle dinamiche profonde dei conflitti dei Paesi in cui operano.

Secondo quanto dichiarato dall’esperto di difesa della londinese Peccavi Consulting, Chidi Nwaonu, quando i mercenari si intromettono nelle questioni di sicurezza di un Paese disconnettono la classe politica e il popolo. “Usare gli stranieri per risolvere un problema nigeriano o proteggere i nigeriani è l’abdicazione a uno dei doveri fondamentali di un governo, ovvero difendere la popolazione e il territorio nazionale”, spiega Nwaonu.

[di Valeria Casolaro]