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La California riscopre i fuochi rituali indigeni per la protezione del territorio

I fuochi controllati degli indigeni evitano incendi devastanti. I nativi americani della California, tradizionalmente, fanno ricorso al fuoco per svolgere cerimonie rituali e ritenuti capaci di fertilizzare il terreno. Pratiche giudicate dal governo di Washington primitive e pericolose, al punto da vietarle nel 1991, tramite il Weeks Act [1]. Fu così che il servizio forestale statunitense iniziò a perseguire una politica di soppressione dei fuochi controllati. Ma, a mano a mano che i fuochi indigeni divenivano un ricordo ci si è resi conto di quanto servissero effettivamente, per custodire la salute delle foreste e circoscrivere le possibilità di espansione degli incendi veri e propri. Ora il governo della California ha deciso di fare marcia indietro, non solo depenalizzando, ma addirittura incentivando la pratica indigena, contando in questo modo di giocare d’anticipo in vista dell’estate, stagione che negli ultimi anni è stata sistematicamente accompagnata da incendi devastanti nel territorio dello stato.

Una decisione che conferma quanto pratiche generalmente considerate “primitive”, “ancestrali” e “selvagge”, siano molto più sicure e appropriate di quelle definite “moderne”. I nativi americani hanno sempre usato gli incendi controllati non solo per allestire aree dedicate a rituali, ma anche per ripulire il terreno da sterpaglia, detriti, piante e altri elementi che, con l’aumento della temperatura, sono spesso la causa scatenante di grossi incendi. Una pratica che giova agli ecosistemi e agli habitat, e che consente di produrre cibo e legna senza danneggiare l’ambiente. Come spiega uno studio [2] dell’università di Berkeley, la combustione controllata ha lasciato il segno nelle foreste della California, preservandola per almeno un millennio prima della colonizzazione europea. Pare, infatti, che questi incendi abbiano avuto un ruolo importantissimo per il mantenimento della biodiversità e per il benessere degli animali.

Le agenzie statali sono quindi decise a collaborare con le tribù locali per reintrodurre l’usanza di bruciare piccole zone con fuochi contenuti e a bassa intensità, ed evitare così lo scoppio di incendi devastanti e incontrollabili. Più precisamente, il governatore della California Gavin Newsom, e il dipartimento di protezione ambientale Wildfire and Forest Resilience Task Force, hanno deciso [3] di espandere questa pratica indigena in circa 160mila ettari di territorio nazionale entro il 2025, tramite l’iniziativa California’s Strategic Plan for Expanding the Use of Beneficial Fire [4]. Un passo molto importante, non solo per la salvaguardia dell’ambiente, ma anche per il riconoscimento del ruolo delle tribù native nella gestione del territorio.

[di Eugenia Greco]