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La misteriosa nuova epatite che colpisce i bambini è arrivata in Italia

Nell’ultimo periodo in vari paesi del mondo sono stati segnalati casi di epatite acuta, di origine sconosciuta, nei bambini: nello specifico, secondo quanto fatto sapere [1] dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), ad oggi a livello globale sono stati riportati circa 190 casi. Le prime segnalazioni sono arrivate ad inizio aprile dal Regno Unito, dal quale al momento ne sono state riportate più di 100, ma successivamente anche altri paesi hanno iniziato a registrare il fenomeno. Tra questi c’è l’Italia, dove – secondo quanto contenuto all’interno di una recente circolare [2] del Ministero della Salute – alla data del 22 aprile erano stati in totale segnalati 11 possibili casi relativi a “pazienti individuati in diverse Regioni italiane (Abruzzo, Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Marche, Sicilia, Toscana e Veneto)”, due dei quali erano stati confermati.

La situazione però sembra alquanto preoccupante non solo perché al momento ben 12 paesi a livello globale hanno effettuato segnalazioni a riguardo ma anche perché alcuni pazienti hanno avuto bisogno di effettuare un trapianto al fegato. A renderlo noto è stata l’Oms, la quale tramite un comunicato [3] dello scorso 23 aprile ha fatto sapere che tutti i casi segnalati erano relativi a soggetti di età compresa tra 1 mese e 16 anni, che “17 bambini (circa il 10%) avevano richiesto un trapianto al fegato e che almeno uno di essi era deceduto. A tutto ciò si aggiunga che la malattia – i cui sintomi principali individuati fin qui sono stati dolori addominali, diarrea e vomito – al momento sia sostanzialmente avvolta da un alone di mistero non conoscendosi la sua origine. “I virus che comunemente causano l’epatite virale acuta (virus dell’epatite A, B, C, D ed E) non sono stati rilevati in nessuno di questi casi”, scrive infatti l’Oms, secondo cui “l’adenovirus è un’ipotesi possibile”. In “almeno 74 casi” quest’ultimo è stato infatti rilevato, ed in 19 casi è stata registrata una co-infezione da coronavirus e adenovirus.

Nel frattempo le teorie si susseguono e sono diversi gli esperti che negli ultimi giorni hanno comunicato la propria idea a riguardo. Tra questi Lorenzo D’Antiga, direttore dell’unità di epatologia, gastroenterologia e trapianti pediatrici del Giovanni XXIII di Bergamo, il quale ha dichiarato [4] che a suo parere sarebbe «poco probabile che il responsabile sia l’adenovirus». Posizione diversa invece quella espressa dal noto microbiologo Andrea Crisanti, il quale avrebbe affermato [5] che un’infezione virale da adenovirus «sembrerebbe una delle ipotesi più quotate». «Ora, il perché improvvisamente l’adenovirus si assocerebbe a queste epatiti nei bambini rimane un mistero», avrebbe però aggiunto Crisanti, secondo cui si dovrebbe «indagare su una possibile ragione immunitaria» in quanto «le misure di restrizione potrebbero forse aver ritardato il momento in cui i bambini contraggono malattie comuni». C’è, infine, anche chi ipotizza un collegamento con i vaccini a vettore adenovirale. Secondo quanto riportato dal quotidiano La Verità, infatti, il responsabile del Centro nazionale per la salute globale dell’Istituto superiore di sanità (Iss), Maurizio Federico, avrebbe affermato: «La vaccinazione di massa con vaccini a vettore adenovirale potrebbe aver favorito eventi ricombinativi con gli adenovirus che tutti noi ospitiamo normalmente. Per mestiere gli adenovirus ricombinano, cioè si cambiano pezzi di genoma. Possono così essere emersi dei virus mutanti, che possono essere facilmente trasmessi per via respiratoria. Questi nuovi virus sarà più facile che facciano danno negli ospiti che ancora non hanno sviluppato immunità naturale, come appunto i bambini».

Tale teoria, però, a quanto pare è stata smentita dallo stesso Istituto Superiore di Sanità, che si è altresì opposto all’ipotesi adenovirus. “Al momento non ci sono elementi che suggeriscano una connessione tra la malattia e la vaccinazione, e anzi diverse considerazioni porterebbero ad escluderla”, si legge infatti in una nota [6] dell’Iss, nella quale viene sottolineato che “nella quasi totalità dei casi in cui si è a conoscenza dello status i bambini colpiti non erano stati vaccinati”, che “l’ipotesi adenovirus è di per sé improbabile in quanto questo tipo di virus normalmente non è associato a malattie epatiche” e che, in ogni caso, “l’adenovirus contenuto nei vaccini a vettore adenovirale anti Sars-Cov-2 utilizzati in alcuni Paesi (in Italia AstraZeneca e Janssen) è geneticamente modificato in modo da non replicare nelle cellule del nostro organismo”. “Allo stato attuale delle conoscenze quindi, non sembrano biologicamente possibili i fenomeni di ricombinazione tra Adenovirus circolanti e ceppo vaccinale”, ha concluso in tal senso l’Iss.

[di Raffaele De Luca]