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Roma avrà un termovalorizzatore: nonostante le polemiche è una buona notizia

Il sindaco di Roma Roberto Gualtieri ha annunciato [1] la realizzazione di un termovalorizzatore da 600mila tonnellate per la Capitale. Una mossa, a detta di molti, coraggiosa, che ha diviso gli schieramenti politici e scosso l’amministrazione regionale. L’impianto permetterà di abbattere del 90% l’attuale fabbisogno di discariche e, secondo quanto dichiarato, avrà un impatto ambientale praticamente nullo. «L’obiettivo – ha aggiunto il primo cittadino di Roma – è avere tempi rapidi, servono ovviamente alcuni anni ma vorremmo concludere il termovalorizzatore entro l’arco della consiliatura e possibilmente entro il Giubileo». Nel complesso, il Piano presentato comprende, oltre al termovalorizzatore, due biodigestori anaerobici, due impianti per la selezione ed il recupero di carta, cartone e plastica e nuovi centri di raccolta. In questo modo – spera la maggioranza capitolina – Roma potrà finalmente chiudere il ciclo dei rifiuti e mettersi al pari con le grandi capitali europee e le maggiori città italiane. Il tutto determinerà inoltre una riduzione delle emissioni del 44%, con un -15% per le emissioni su attività di trasporto, -18% sull’impiantistica e -99% sulle emissioni da discarica. Sarà poi possibile soddisfare il fabbisogno di energia elettrica di 150.000 famiglie l’anno e di ridurre la Tari – la tassa sui rifiuti – di almeno il 20%, nonché di potenziare in misura significativa le attività di raccolta e di pulizia della città.

Come prevedibile, tuttavia, la decisione non è stata accolta positivamente da tutti. In primo luogo, c’è il no deciso della sinistra radicale, dei Verdi e del Movimento 5 Stelle. Poi, c’è la questione del Piano rifiuti regionale, il quale, espressamente, non prevede la realizzazione di alcun termovalorizzatore. Tuttavia, sebbene la gestione degli scarti urbani spetti alla Regione, il sindaco punta a sfruttare i suoi poteri speciali di commissario per il Giubileo per operare in deroga al suddetto Piano. Per quanto riguarda l’ubicazione dell’impianto non si sa ancora molto: qualche indiscrezione fa pensare alla zona di Santa Palomba, nell’estrema periferia sud della Capitale, ma nulla di certo. Marcata anche l’opposizione degli ambientalisti di Legambiente secondo cui la scelta è «totalmente sbagliata, contraria alle politiche ambientaliste e ai principi di sviluppo ecosostenibile ed economia circolare». Eppure, dati alla mano, la decisione avanzata da Gualtieri non sembra poi così assurda. L’impianto che si pensa di realizzare a Roma, infatti, sarà una struttura di ultima generazione che non ha nulla a che vedere con gli inceneritori di prima generazione. Gli impianti attuali recuperano, sotto forma di energia elettrica, l’85% del calore prodotto dalla combustione dei rifiuti, si tratta quindi di infrastrutture ad elevata efficienza energetica.

In termini di emissioni, invece, le cose sono un po’ diverse poiché nessuna combustione è esente dal rilascio di anidride carbonica. Tuttavia, vanno considerati diversi aspetti. Prima di tutto, va precisato, un termovalorizzatore è nel complesso meno impattante di una discarica, sia in termini di emissioni di gas serra che di inquinanti. Nella Capitale, anche se la raccolta differenziata arrivasse al 65%, sarebbe comunque necessaria una discarica dalle elevate capacità e, quindi, dall’elevato impatto ambientale. Mentre così, assicura il Sindaco, ne sarà necessaria solo una, piccola e di servizio, da 60mila tonnellate. «Nel trentennio 1990-2019 – evidenzia poi l’Informative inventory report Italy 2021 [2] – a fronte di un incremento del quantitativo di rifiuti inceneriti, che è passato da circa 1,8 milioni di tonnellate del 1990 a circa 6 milioni nel 2021, si è avuto un forte calo del totale delle emissioni del settore incenerimento». In relazione agli obiettivi climatici, sebbene più sensata dell’ennesima discarica, chiaro è che quella del termovalorizzatore non sia l’opzione migliore. Ma anche qui è necessaria una precisazione. L’impianto, difatti, produrrà energia risparmiando le emissioni altrimenti prodotte dall’uso di combustibili fossili. Anche in un’ottica di mix energetico 100% rinnovabile, infatti, una quota del fabbisogno dovrà essere necessariamente coperta anche dalla combustione dei rifiuti. Ad ogni modo, in termini di emissioni climalteranti – secondo i dati di uno studio [3] realizzato da diverse università italiane per conto di Utilitalia – il recupero energetico negli inceneritori ha un impatto 8 volte inferiore a quello di una discarica. L’incenerimento dei rifiuti comunque, è bene ribadirlo, non è un’opzione pienamente sostenibile e sulla sua effettiva sicurezza in termini di inquinamento atmosferico il dibattito è ancora aperto. Tuttavia, per una città notoriamente satura di scarti urbani, il cui fabbisogno per lo smaltimento di rifiuti oggi ammonta a 1.200 tonnellate al giorno, potrebbe non esserci altra alternativa rapidamente attuabile.

[di Simone Valeri]