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Palermo: i renziani sul carro di Dell’Utri, già condannato per associazione mafiosa

Le trame della politica siciliana in vista delle elezioni amministrative di Palermo (tra due mesi) e delle Regionali (previste per il prossimo autunno), non smettono di riservare sorprese. In Sicilia è andato in scena un nuovo episodio chiave: il “renziano di ferro” Davide Faraone, lanciato in pompa magna dal leader di Italia Viva come candidato sindaco del suo partito a Palermo già alla Leopolda [1] dello scorso novembre, ha dichiarato di voler «fare un passo di lato», annunciando che appoggerà  il candidato “civico” in quota Udc Roberto Lagalla. Colui che, soltanto pochi giorni fa, ha ricevuto l’appoggio ufficiale dell’ex senatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri, sul cui protagonismo politico nemmeno la condanna definitiva a sette anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa rimediata nel 2014 sembra riuscire a esercitare un freno.

Ma facciamo un passo indietro. In queste settimane, sul fronte elettorale, il centro-destra siciliano è apparso lacerato dalle divisioni: il Presidente dell’Ars e dirigente di Forza Italia Gianfranco Miccichè ha preso le distanze da Musumeci e da una sua eventuale riconferma come governatore, mentre per la poltrona da primo cittadino di Palermo punta tutto sul medico Francesco Cascio. Su questo nome ha raggiunto un accordo con la Lega, che aveva precedentemente candidato Francesco Scoma, poi sfilatosi dopo essere stato “sacrificato” sull’altare dell’intesa (che pure, in occasione di un’eventuale vittoria, gli avrebbe garantito la carica di vice-sindaco). Fratelli d’Italia ha presentato in solitaria la candidata Carolina Varchi; dall’altra parte, invece, scalpita Totò Lentini, uomo degli autonomisti di Raffaele Lombardo. Sul confronto-scontro in atto aleggia inoltre il severo giudizio dell’ex Presidente della Regione Sicilia Totò Cuffaro, altro condannato definitivo per mafia (nel suo caso, favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra): il politico agrigentino, che nel 2020 ha ricostituito la Democrazia Cristiana in Sicilia, ha più volte messo in guardia il centro-destra sul concreto rischio che la frammentarietà che tiene in scacco le ambizioni della coalizione possa spianare la strada al candidato del fronte progressista Franco Miceli, appoggiato da Pd e M5S.

Lo scorso 7 Aprile, in un’intervista [2] rilasciata all’AdnKronos, era arrivata la stoccata di Marcello Dell’Utri all’indirizzo del suo ex pupillo Miccichè: «La candidatura di Francesco Cascio è un errore, gli diano un altro incarico. La persona giusta per fare il sindaco di Palermo è Roberto Lagalla», aveva detto il cofondatore di Forza Italia, asserendo che «Gianfranco sbaglia: lui ha la sua testa e ragiona con la sua testa. E io ho detto quello che penso, al di là di ogni contrapposizione». Non contento, lo storico braccio destro di Silvio Berlusconi aveva dichiarato che la scelta migliore per le Regionali fosse «la riconferma di Nello Musumeci», il quale sarà appoggiato da Fratelli d’Italia ma che è, appunto, assolutamente inviso a Miccichè.

In un post [3] pubblicato su Facebook, poi, Davide Faraone ha ufficializzato il suo ritiro dalla corsa a sindaco: «Nei giorni passati, più si moltiplicavano i candidati, più trovavo spiacevole trovarmi in quella situazione, c’ero anch’io tra i protagonisti di questa imbarazzante fiera delle vanità, che ci ha allontanato in maniera siderale dai palermitani – ha scritto il senatore di Italia Viva – Ho deciso quindi di essere coerente, da un lato togliendomi dall’imbarazzo, dall’altro lato scegliendo un candidato in campo, semplificando e sforzandomi di dare un segnale di unità innanzitutto ai miei concittadini. Non faccio un passo indietro, sosterrò il mio amico Roberto Lagalla, l’ho conosciuto da Rettore, poi da vicepresidente del CNR, quando ho avuto l’onore di ricoprire l’incarico di sottosegretario alla Scuola, all’Università e alla Ricerca scientifica. Lo reputo il più adatto a svolgere il ruolo di Sindaco e il più affine alle mie idee, non me ne vogliano tutti gli altri candidati, che stimo ed apprezzo. Darò il mio contributo da Senatore della Repubblica, come ho sempre fatto e continuerò a fare».

Lo scorso novembre vi avevamo raccontato [4] come in Sicilia si stesse concretizzando quel processo di “approdo al centro” da parte di Italia Viva, che aveva addirittura costituito un intergruppo all’Ars assieme a Forza Italia con la “benedizione” di Marcello Dell’Utri. I cui giudizi e le cui “larghe vedute”, evidentemente, continuano a trovare importanti sponde nelle scelte politiche dei renziani.

[di Stefano Baudino]