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Chiudere alle 18 non era una misura sanitaria: la Torteria Chivasso vince la causa

Non vi è prova del fatto che la chiusura delle attività di ristorazione alle ore 18:00, che era stata stabilita dal Dpcm [1] del 24 ottobre 2020, fosse sinonimo di una minore diffusione del virus: è ciò che sostanzialmente emerge dalla sentenza [2] n. 215/22 del Giudice di Pace di Ivrea, con la quale è stato accolto il ricorso proposto da Rosanna Spatari – titolare della Torteria di Chivasso diventata simbolo della resistenza verso le restrizioni anti Covid – contro la Prefettura di Torino. La stessa, infatti, nell’aprile 2021 aveva imposto tramite un provvedimento la chiusura del locale in questione per 5 giorni, il tutto in virtù proprio del mancato rispetto del Dpcm appena citato.

Nello specifico, detto provvedimento trovava fondamento in un precedente verbale della Guardia di finanza di Chivasso del mese di ottobre 2020, in cui si contestava alla Spatari l’esercizio della “attività di servizi di ristorazione oltre gli orari consentiti” – ovverosia “dalle ore 05:00 sino alle ore 18:00” – dall’art. 1, comma 9, lett. ee) del Dpcm del 24 ottobre 2020. La Guardia di finanza, infatti, aveva sorpreso “all’intero dei locali dell’attività 10 avventori” in un orario non consentito dalle limitazioni anti-Covid.

È per questo, dunque, che successivamente era arrivata la sanzione amministrativa da parte della Prefettura di Torino, la quale però è appunto stata impugnata dalla titolare della Torteria, assistita dall’avvocato Alessandro Fusillo, a cui il giudice Giampiero Caliendo ha sostanzialmente dato ragione. “L’unico impedimento alla prosecuzione oltre orario delle attività di ristorazione va individuato nel rischio di assembramento, comportamento tuttavia già vietato così che l’ulteriore misura restrittiva (limitazione di orario)” appare “sussidiaria ed attivata solo per la possibilità che il primo divieto non venga rispettato”, ha scritto infatti il giudice nella sentenza, precisando che “in altri termini già esistevano apposite disposizioni approntate al fine di contrastare l’assembramento, pienamente operative a prescindere dall’apertura o meno del pubblico esercizio, e pertanto la limitazione di orario in questione si rileva essere sostanzialmente non una misura dettata da autonomie e peculiari esigenze sanitarie non disciplinate bensì ulteriore cautela per l’eventuale inosservanza di altra norma da parte dei consociati”.

“Allo stato non risultano riscontri/evidenze tecnico-scientifiche che consentano di comprendere le ragioni del (paventato) maggior rischio di diffusione del contagio negli orari non consentiti, e ciò configura altro difetto motivazionale dell’atto”, ha poi aggiunto il giudice tra le motivazioni della sentenza, con la quale ha accolto l’opposizione, annullato il provvedimento impugnato, disposto la compensazione delle spese di lite e, soprattutto, disapplicato l’art. 1 comma 9, lett. ee) del Dpcm del 24 ottobre 2020 “nella parte in cui pone limitazioni al normale orario di apertura dei servizi di ristorazione”.

Si tratta dunque di una nuova vittoria per Rosanna Spatari: solo un mese fa, infatti, un’ottima notizia per la titolare della Torteria di Chivasso era arrivata dalla Corte di Cassazione. Una sentenza [3] della stessa, risalente allo scorso 11 marzo, aveva annullato senza rinvio la conferma del sequestro preventivo, da parte del Tribunale del riesame di Torino, della Torteria, che durante l’emergenza Covid non aveva rispettato le misure di contenimento. La Cassazione aveva infatti stabilito che la Spatari non aveva commesso il reato di “inosservanza dei provvedimenti dell’autorità” previsto dall’articolo [4] 650 del Codice Penale, precisando che la condotta contestata a quest’ultima con il decreto-legge [5] n.19 del 25 marzo 2020 era stata depenalizzata e trasformata in illecito amministrativo. Se dunque la sentenza della Cassazione aveva stabilito che il comportamento della Spatari non potesse considerarsi reato, quella del Giudice di Pace di Ivrea ha adesso annullato la sanzione amministrativa ad opera della Prefettura.

[di Raffaele De Luca]