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Lunga e forse allargata: i generali USA fanno le previsioni sulla guerra ucraina

Negli ultimi giorni si sta assistendo a un lento ma progressivo cambiamento nella strategia adottata dall’Occidente per affrontare la guerra in Ucraina, con le ore che passano e le trattative di pace che non vanno a buon fine. Così, mentre la diplomazia fallisce mutano, parallelamente, le previsioni future: dalla NATO rimbalza l’idea di “un conflitto lungo, che potrebbe durare mesi se non addirittura anni“. Nelle scorse ore il vicesegretario dell’Alleanza, Mircea Geoana, ha parlato dell’inizio di una seconda fase del conflitto, in cui «il sostegno degli alleati cambierà», alla luce di «una maggiore fornitura di armi a Kiev, insieme ad aiuti umanitari e finanziari». Una strategia che avrà di certo la benedizione degli Stati Uniti, che hanno deciso di rispondere all’appello del ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, inviando migliaia di armi al Paese: secondo la CNN, si tratterebbe di più di 12.000 sistemi anticarro, centinaia di droni suicidi e 1.400 sistemi antiaerei.

Mircea Geoana ha poi affermato che «nelle prossime settimane nel Sud-Est del Paese ci sarà un altro tipo di guerra, più convenzionale e su scala più vasta», in linea con quanto dichiarato [1] dal Segretario della NATO, Jens Stoltenberg, circa l’attesa di «una grande offensiva di Mosca nel Donbass». In accordo ai due funzionari dell’Alleanza, dagli Stati Uniti rimbalza l’idea di una guerra “non solo lunga, ma anche larga”, almeno secondo le previsioni del generale statunitense Mark Milley e del Segretario alla Difesa Lloyd Austin che, in audizione al Congresso, hanno ribadito [2] come le probabilità di “un conflitto internazionale significativo” siano in aumento. Milley ha dichiarato che «l’invasione russa dell’Ucraina è la più grande minaccia alla pace e alla sicurezza dell’Europa e forse del mondo», due condizioni per cui, a detta del generale, «una generazione di americani ha combattuto duramente». Riferendosi a Cina e Russia, Milley ha aggiunto che entrambe sono intenzionate a cambiare radicalmente l’attuale ordine globale basato sulle regole. È evidente che «stiamo entrando in un mondo sempre più instabile, dove le probabilità di un significativo conflitto internazionale stanno aumentando, non diminuendo». Il Segretario alla Difesa ha poi rincarato la dose, gettando benzina sul fuoco, con l’affermazione: «Se gli Stati Uniti avessero inviato forze militari in Ucraina per combattere Putin, ora staremmo parlando di una storia differente».

Nel frattempo, mentre il Pentagono ha affermato [3] che “la guerra potrebbe essere vinta dall’Ucraina” e che Putin “non ha raggiunto nessuno dei suoi obiettivi nel territorio”, il 5 aprile scorso gli Stati Uniti hanno approvato lo stanziamento di altri 100 milioni di dollari in armi per sostenere l’Ucraina, portando l’assistenza complessiva al Paese a circa 1,7 miliardi di dollari. La misura è in linea con quanto accordato ieri, 7 aprile, durante la riunione del Consiglio Atlantico, quando i ministri degli Esteri dell’Alleanza hanno deciso di “fornire più supporto militare per respingere l’esercito di occupazione russo”. Il Cremlino, attraverso le parole del portavoce Dmitry Peskov, ha prontamente risposto affermando che «rifornire l’Ucraina di armi non contribuirà al successo delle trattative russo-ucraine». Dunque, se da un lato le affermazioni dell’Alleanza ribadiscono [4] la sovranità esclusiva dell’Ucraina in materia di trattati risolutivi con la Russia, definendola “decisore finale”, dall’altro le dichiarazioni e le azioni della stessa NATO sembrano compromettere, o almeno ostacolare, questo processo.

[Di Salvatore Toscano]