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Nelle acque reflue di Milano c’è sempre più cocaina

Tra il 2020 ed il 2021 la quantità di benzoilecgonina, ovverosia il principale metabolita della cocaina, rilevata all’interno delle acque reflue di Milano è aumentata rispetto a quella rintracciata negli anni precedenti: è quanto emerso da un recente rapporto [1] della rete di ricerca Score e dell’Emcdda – l’Osservatorio europeo sulle droghe – con cui sono stati analizzati i dati relativi alla presenza di alcune sostanze stupefacenti nelle acque reflue di circa 80 città europee. Nello specifico, per quanto riguarda il 2021, nel report si legge che la quantità media giornaliera di benzoilecgonina per 1.000 abitanti a Milano è stata di 385,29 milligrammi, mentre nel 2020 essa è stata di 401,44 milligrammi. Numeri, questi ultimi, di gran lunga superiori a quelli registrati nel 2019, anno in cui sono stati rilevati 236,55 milligrammi ogni 1.000 abitanti negli scarichi della città.

Ciò, dunque, porta naturalmente a pensare che la pandemia possa aver influito su tale crescita. Tuttavia, volendo contestualizzare in maniera migliore i dati, bisogna tenere conto del fatto che una crescita dei numeri vi sia in realtà dal 2016: si ha infatti a che fare con un vero e proprio decennio diviso in due, in quanto dal 2011 al 2015 c’è stato un calo del metabolita intercettato nelle acque reflue mentre dal 2016 in poi – con la sola eccezione del 2019 – i numeri sono stati nettamente superiori. Va allo stesso tempo precisato, però, che il picco lo si è avuto proprio proprio nel 2020 – ossia l’anno pandemico per eccellenza – durante il quale i numeri sono praticamente raddoppiati rispetto a quelli del 2015, anno in cui sono stati registrati 206,12 milligrammi di benzoilecgonina per 1.000 abitanti.

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Non si può dunque non ipotizzare che l’emergenza sanitaria abbia contribuito al raggiungimento di tale picco, anche se si tratta semplicemente di una mera ipotesi. È infatti alquanto difficile, o meglio praticamente impossibile, stabilire se la pandemia abbia prodotto un cambiamento negli stili di consumo, non essendovi nemmeno la certezza del fatto che i numeri riportati siano sinonimo di un esponenziale aumento del consumo: i dati potrebbero essere stati determinati, ad esempio, da un aumento della purezza della sostanza. Essendo essa nelle mani della criminalità organizzata, infatti, non è possibile sapere se tale aumento sia dovuto o meno ad una differente composizione della cocaina che – giova ricordarlo – d’altro canto potrebbe anche essere stata tagliata in maniera differente rendendola potenzialmente più nociva e dunque più pericolosa per la salute pubblica. Non è un caso, quindi, se all’intero del rapporto si legge che “l’analisi delle acque reflue offre un’interessante fonte di dati complementari per monitorare le quantità di droghe illecite utilizzate a livello di popolazione, ma non può fornire informazioni su prevalenza e frequenza di consumo, principali classi di consumatori e purezza delle droghe”.

Ad ogni modo, ad essere certo è il fatto che dal 2016 la cocaina sia stata rintracciata in maniera maggiore non solo a Milano ma anche in gran parte delle altre città oggetto dell’analisi. “Un quadro relativamente stabile del consumo di cocaina è stato osservato tra il 2011 e il 2015 nella maggior parte delle città, ma nel 2016 ci sono stati i primi segnali di cambiamento di questo modello con aumenti osservati nella maggior parte delle città ogni anno da allora”, si legge infatti nel rapporto, che infine pone la lente di ingrandimento sulle città europee in cui si ritiene che il consumo sia più elevato. “I carichi di benzoilecgonina osservati nelle acque reflue indicano che il consumo di cocaina rimanga più elevato nelle città dell’Europa occidentale e meridionale, in particolare in quelle del Belgio, dei Paesi Bassi e della Spagna” concludono in tal senso gli autori del rapporto, aggiungendo che “livelli bassi sono stati riscontrati nella maggior parte delle città dell’Europa orientale, anche se i dati più recenti mostrano alcuni segnali di aumento”.

[di Raffaele De Luca]