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Il Consiglio di Stato contro la provincia di Trento: no all’abbattimento degli orsi

Il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso della Provincia Autonoma di Trento contro una sentenza del TAR trentino in materia di gestione della fauna selvatica. Secondo quanto annunciato dal WWF [1], Trento prevedeva la possibilità di uccidere gli esemplari identificati come problematici senza il preventivo ricorso a metodi alternativi. Il tentativo di gestire autonomamente la fauna selvatica è stato quindi bocciato e non è la prima volta che ciò avviene. Così, la Provincia non potrà né catturare né abbattere orsi senza interpellare le autorità nazionali. La gestione dei grandi carnivori ritenuti pericolosi, infatti, dovrà passare per un parere dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra).

Più nel dettaglio, ad essere respinta è stata la possibilità che il presidente della Provincia possa autorizzare il prelievo, la cattura e l’uccisione di esemplari, poiché questa si discosta dai principi di gradualità e proporzionalità delle misure previste dalla direttiva Habitat. Secondo i giudici amministrativi, non è ammissibile che un unico, isolato episodio di aggressione possa essere «il presupposto per l’abbattimento dell’esemplare, senza ulteriori verifiche se non quelle di identificazione». I giudici sottolineano poi «l’irragionevolezza e la sproporzione della disposizione, poiché trascura la valutazione specifica del caso concreto, da condurre contestualmente alla valutazione di ogni singolo intervento di rimozione». Un ulteriore pronunciamento che, in questo caso, sostiene il ricorso della Lega animalista LEAL contro “le linee guida provinciali per la gestione degli orsi” deliberate lo scorso 25 giugno 2021 dalla giunta Provinciale di Trento. E che ricorda che la fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato ed è tutelata nell’interesse della comunità nazionale ed internazionale.

L’approccio più volte proposto dalla Provincia autonoma individua invece l’orso come una specie “naturalmente pericolosa” e dannosa, pretendendo di gestirla in modo autonomo, senza coinvolgere lo Stato (come previsto dalla Costituzione), secondo un modello incentrato non sulla promozione della convivenza ma sulla risoluzione dei conflitti attraverso il ricorso a soluzioni cruente e irrimediabili, come gli abbattimenti di un numero indeterminato di esemplari, quale unica opzione attuabile nelle ipotesi di atteggiamenti dannosi. Così il WWF ha commentato la decisione del massimo organo della giustizia amministrativa ricordando poi che la politica di riduzione del numero di esemplari presenti sul territorio provinciale – perseguita da Trento – non è infatti basata su elementi scientifici ma sulla percezione, non dimostrata, di una maggiore dannosità e pericolosità dell’orso bruno trentino.

[di Simone Valeri]