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Decreto Riaperture: cosa cambia dal 1 aprile?

Il Consiglio dei Ministri si è riunito ieri, giovedì 17 marzo, per deliberare [1] un nuovo decreto Riaperture, legato al “superamento delle misure di contrasto alla diffusione dell’epidemia da COVID-19, in conseguenza della cessazione dello stato di emergenza”. L’incontro, di circa due ore, ha portato all’approvazione del decreto-legge contenente le decisioni sull’uscita dalla fase critica della pandemia, illustrate [2] anche dal Presidente del Consiglio Mario Draghi [3] e dal Ministro della Salute Roberto Speranza durante una conferenza stampa al termine dell’incontro. Nel provvedimento vengono fissate due date cardine: 1 aprile e 1 maggio, a partire da cui «quasi tutte le restrizioni che hanno limitato i nostri comportamenti nei mesi passati» cesseranno di esistere.

Con o senza certificazione?

A partire dal 1 aprile, quindi dalla cessazione dello stato di emergenza, termineranno diverse restrizioni, tra cui alcune legate all’uso del green pass, base o rafforzato. Nello specifico, si potrà accedere senza possedere alcuna certificazione alle seguenti attività e servizi:

Verrà richiesto fino al 30 aprile la certificazione base, ottenibile con vaccinazione, tampone o certificato di guarigione, invece per:

  1. il personale della scuola.
  2. Il personale del comparto sicurezza e soccorso pubblico.
  3. La polizia locale e il personale del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria.
  4. I lavoratori delle università, delle istituzioni di alta formazione artistica, musicale e coreutica e degli istituti tecnici superiori.
  5. Il personale dei Corpi forestali delle Regioni a statuto speciale.

Fino al 30 aprile, data della sua abolizione, il green pass rafforzato, ottenibile esclusivamente con vaccinazione o certificato di guarigione, sarà necessario per accedere a diverse attività e servizi, tra cui:

N.B. Dal 1 maggio non sarà più necessario possedere il green pass, base o rafforzato, per le attività e i servizi sopracitati, tenuto conto delle dovute eccezioni.

Mascherine

Fino al 30 aprile è stato prolungato l’obbligo di mascherine ffp2 negli ambienti al chiuso, compresi i mezzi di trasporto e gli eventi presso cui si tengono spettacoli aperti al pubblico. Nei luoghi di lavoro sarà invece sufficiente indossare dispositivi di protezione delle vie respiratorie (anche mascherine chirurgiche). Dal 1 maggio cadrà l’obbligo di mascherine al chiuso, compresi i mezzi pubblici. Si tratta di una delle misure cardine della strategia anti-covid degli ultimi due anni, la cui cessazione allinea l’Italia agli altri Paesi europei, tra cui la Danimarca che ha intrapreso la stessa strada a partire dal 1 febbraio scorso.

Scuola

In occasione “di almeno quattro casi di positività tra gli alunni, le attività proseguono in presenza e per i docenti e per gli alunni che abbiano superato i sei anni di età è previsto l’utilizzo delle mascherine FFP2 per dieci giorni dall’ultimo contatto con un soggetto positivo. In caso di comparsa di sintomi e, se ancora sintomatici, al quinto giorno successivo all’ultimo contatto, va effettuato un test antigenico rapido o molecolare o un test antigenico autosomministrato. In quest’ultimo caso l’esito negativo del test è attestato con autocertificazione” si legge all’interno del decreto-legge. Per quanto riguarda, invece, l’isolamento, gli alunni dei diversi ordini e gradi potranno seguire l’attività scolastica nella modalità di didattica digitale integrata “accompagnata da specifica certificazione medica che attesti le condizioni di salute dell’alunno. La riammissione in classe è subordinata alla sola dimostrazione di aver effettuato un test antigenico rapido o molecolare con esito negativo”. Dunque, fatta quest’eccezione, dal 1 aprile le lezioni dovrebbero tornare esclusivamente in presenza.

A che punto siamo con la pandemia?

L’approvazione del decreto da parte del Consiglio dei Ministri arriva in un periodo di progressiva risalita dei contagi da covid-19. Tuttavia, c’è da sottolineare come la situazione sia estremamente migliorata rispetto allo stesso periodo del 2021. Secondo i dati raccolti dall’’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (AGENAS), l’occupazione delle terapie intensive da parte dei casi covid è scesa dal 33% (14 marzo 2021) al 5% (14 marzo 2022), mentre l’occupazione dell’area medica è passata dal 37% al 13%.

[Di Salvatore Toscano]