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Assange verso l’estradizione negli Usa: la Corte Suprema inglese respinge il ricorso

Il fondatore di WikiLeaks, Julian Assange, è ad un passo dall’essere estradato negli Stati Uniti: la Corte suprema del Regno Unito ha infatti respinto il suo ricorso contro il via libera alla sua estradizione negli Usa. A renderlo noto è stata la stessa WikiLeaks, la quale tramite un comunicato [1] ha fatto sapere che il caso adesso passerà al ministro dell’Interno britannico Priti Patel, che dovrà autorizzare l’estradizione. Si dovrebbe trattare, però, di una pura formalità, con il via a libera del ministro che viene dato praticamente scontato.

La posizione assunta dalla Corte suprema, che si è rifiutata di riesaminare il caso ritenendo insussistenti in punto di diritto le questioni sollevate dagli avvocati della difesa, sembra mettere dunque la parola fine ad un lungo iter giudiziario legato al giornalista d’inchiesta. Infatti, dopo che nel gennaio 2021 la giustizia britannica si era inizialmente pronunciata contro l’estradizione di Assange in Usa, lo scorso dicembre l’Alta Corte di Londra ha ribaltato [2] la decisione, citando le rassicurazioni giunte dagli Stati Uniti in risposta alle preoccupazioni sollevate dal giudizio di primo grado. Successivamente il fondatore di WikiLeaks ha ottenuto, lo scorso 24 gennaio, l’autorizzazione ad impugnare il verdetto davanti alla Corte Suprema, che però ha appunto negato il ricorso.

È dunque ora quanto mai vicina la consegna di Assange agli Stati Uniti, dove rischia una condanna a 175 anni di carcere per aver contribuito a diffondere documenti riservati, tra l’altro, aventi ad oggetto informazioni su crimini di guerra commessi dalla forze armate americane in Iraq e in Afghanistan.

[di Raffaele De Luca]