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Il commissario Figliuolo si oppone alla pubblicazione del contratto tra Italia e Pfizer

Il Generale Figliuolo, commissario straordinario per l’emergenza Covid, si è opposto alla pubblicazione del contratto stipulato tra Italia e l’azienda farmaceutica Pfizer per la distribuzione di 600 mila trattamenti dell’antivirale Paxlovid per il 2022, stipulato il 27 gennaio. Il diniego segue una richiesta inoltrata dalla testata Altreconomia di fornire accesso civico alla documentazione. Si rende così evidente una nuova ingiustificata mancanza di trasparenza nei confronti dei cittadini, nonostante la produzione dei farmaci sia possibile grazie ad ingenti finanziamenti pubblici.

A suggellare la chiusura della stagione dell’emergenza Covid vi è una nuova mancanza di trasparenza da parte delle istituzioni e delle aziende farmaceutiche. Dopo la reticenza mostrata dalle Big Pharma nello svelare i contratti con gli Stati europei per i vaccini, le stesse difficoltà tornano a presentarsi per quanto riguarda i farmaci antivirali destinati al trattamento del Covid. In una lettera [1] firmata l’8 marzo, infatti, il commissario per l’emergenza Covid Francesco Paolo Figliuolo si è opposto alla divulgazione del contratto siglato il 27 gennaio dall’Italia con l’azienda farmaceutica Pfizer per la distribuzione nel 2022 di 600 mila trattamenti di Paxlovid.

“Non si provvederà a fornire copia del contratto per la fornitura del farmaco antivirale Paxlovid finalizzato dalla Struttura Commissariale, d’intesa con il Ministero della Salute, con la casa farmaceutica Pfizer” scrive Figliuolo nel documento fatto pervenire ad Altreconomia [2]. Il commissario riporta anche uno stralcio dell’opposizione pervenuta da Pfizer, che adduce come scusante il fatto che il farmaco in questione sia “oggetto di tutela brevettuale” e contenga “numerose clausole che costituiscono segreti commerciali”, motivo per cui “il contratto è definito nella sua interezza confidenziale ed è soggetto a una specifica clausola di riservatezza che vincola le Parti a non divulgare a terzi il contenuto dell’accordo raggiunto”.

Si configura, così, l’ennesimo caso di mancanza di volontà di trasparenza da parte delle istituzioni e della casa farmaceutica, che non può non sollevare dubbi circa la legittimità del contenuto dei contratti.

[di Valeria Casolaro]