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La Russia prepara l’uscita dall’internet globale?

La pagina twitter di @LatestAnonPress, profilo legato ai noti “hacktivisti” di Anonymous, preannuncia un’evenienza che, qualora si concretizzasse, potrebbe stravolgere non poco il mondo informatizzato per come lo conosciamo oggi. Secondo il gruppo, il Cremlino si starebbe preparando ad abbandonare il world wide web, ovvero si starebbe attrezzando per imporre un’infrastruttura che potrà in qualsiasi momento essere separata da quella dei Paesi terzi, un’infrastruttura che molti hanno battezzato sardonicamente “Inter-nyet”. 

Il fatto che Mosca stia valutando la disconnessione dall’internet globale è cosa nota: il Presidente Vladimir Putin ha sviluppato attriti con le Big Tech, colpevoli di non sottostare alle sue ambizioni di censura, e guarda da tempo con interesse al concetto del “The Great Firewall” imbastito con successo dall’alleato cinese. A differenza di Beijing, Mosca non ha però vissuto la Rete approcciandosi sin da subito a questa direzione “separatista”, quindi al Governo non resta che recuperare il tempo perduto muovendosi a ritroso.

Ha censurato i contenuti a lui scomodi, multato [3]i leader statunitensi del settore, iniziato a demolire software e servizi che garantiscono anonimato o che danno l’accesso al cosiddetto deep web e, più recentemente, ha provveduto a statalizzare il social media VK facendolo finire nelle mani di due sussidiarie di Gazprom, azienda energetica statale divenuta nota ai più per colpa dei dissapori legati al Nord Stream 2. 

La Russia è probabilmente lontana dal raggiungere la sovranità digitale, miraggio aureo condiviso da tutte le Amministrazioni nazionaliste, tuttavia è facile credere che Putin stia facendo di tutto pur di velocizzare il processo di localizzazione del web, soprattutto in questo periodo belligerante. Mentre i mezzi blindati tagliano le strade ucraine, la Rete è infatti sconvolta da piccole schermaglie [4] che mirano a diffondere potenti azioni contro-narrative. I cybercriminali hanno perlopiù colpito le pagine internettiane delle agenzie governative, ma la loro influenza ha oramai raggiunto anche i servizi di streaming, i quali sono stati adoperati per imporre ai civili le immagini della guerra.

Per anni, aziende e Governi hanno plasmato internet offrendo priorità alla remunerativa velocità di consumo, piuttosto che sulla sicurezza e alla solidità dell’infrastruttura stessa, e il Cremlino è ben consapevole che in assenza di interventi radicali sia impossibile difendere le infinite vulnerabilità della Rete. Questi interventi radicali, sostengono i documenti trapelati, sarebbero in corso d’opera ed entro l’11 di marzo tutti i server e tutti i domini operanti in Russia dovranno necessariamente essere trasferiti entro i confini di Mosca.

D’altronde, questo potrebbe essere il periodo migliore per Putin per procedere con una simile manovra: per scrupolo morale o per pressione politica, le aziende digitali estere si approcciano all’invasione dell’Ucraina sospendendo i propri servizi agli utenti russi, annullando di fatto il proprio potere lobbistico e finanziario nei confronti della stesura delle leggi. Qualora la situazione si normalizzasse, le Big Tech potrebbero trovarsi in futuro a tornare in una Russia che è a loro normativamente ostile, che predilige le “super-app” capaci di sopperire a più servizi minimizzando gli sforzi di controllo della censura e che punta a promuovere un isolamento stagno dal processo di globalizzazione 4.0.

[di Walter Ferri]