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Il governo italiano non vuole rivelare le armi inviate in Ucraina

Il Governo italiano ha deciso di inviare armamenti in Ucraina senza voto parlamentare e mantenendo segreta la lista delle armi letali inviate nel Paese per contrastare l’invasione russa. La lista potrebbe essere resa pubblica in un secondo momento, quando verranno eventualmente meno i criteri di segretezza i quali, stando a quanto affermato dal sottosegretario alla Difesa Mulè, sarebbero determinati dal fatto di non voler dare vantaggio all’avversario russo. Tale motivazione non spiega in ogni caso l’estromissione dei parlamentari, ma si inserisce in un modo d’agire ormai divenuto la norma per questo Governo, che ha reso l’eccezionalità il braccio forte del proprio operato.

Il Parlamento è stato nuovamente estromesso dalle decisioni del Governo: questa volta tocca alla lista di armi da inviare in Ucraina per aiutare il governo di Zelensky a far fronte all’invasione russa. La lista del materiale bellico è infatti contenuta all’interno di un decreto [1] interministeriale (definito di concerto dai ministeri della Difesa, degli Esteri e dell’Economia) secretato e non sottoposto all’esame dei parlamentari. Le rimostranze nei confronti di tale decisione sono giunte sia dalla maggioranza che dall’opposizione, con esponenti di Lega e Fratelli d’Italia (ma pare che il sentimento sia condiviso anche dai 5 Stelle) che hanno sottolineato la necessità del coinvolgimento dei parlamentari. Il Governo ha tuttavia deciso di non prendere questa strada, dichiarando di aver aggiornato il Copasir (il Comitato parlamentare per la difesa della Repubblica) con l’audizione del ministro Guerini di mercoledì 2 marzo. Si potrà, forse, arrivare a un resoconto successivo, quando verranno meno le esigenze di riservatezza.

Ma quali sono i motivi di tanta segretezza nei confronti di un organo costituzionale fondamentale come il Parlamento? Secondo quanto affermato dal sottosegretario alla Difesa Giorgio Mulè si tratterebbe di una necessità dovuta soprattutto al fatto di non voler dare vantaggio all’avversario rendendo pubblica la lista di armi che verranno messe a disposizione dell’Ucraina. A tal proposito, per quanto riguarda le liste pubblicate da alcuni mezzi di informazione in questi giorni, il Ministero della Difesa avrebbe negato l’esistenza di qualsiasi “riscontro ufficiale e oggettivo”. Fratelli d’Italia e Lega hanno sottolineato come il coinvolgimento del Parlamento potrebbe avvenire anche tramite seduta secretata, ma il Governo non pare essere della stessa idea. Anche alcuni rappresentanti di Forza Italia e Alternativa hanno sottolineato l’insensatezza di questa decisione, aggravata dal fatto che questa concerne l’invio di armamenti letali.

Aspre critiche sono giunte anche dalla ONG Amnesty International, che in un tweet ha ribadito la necessità di rispettare i principi di trasparenza e non utilizzare indiscriminatamente gli equipaggiamenti che verranno inviati.

La decisione del Governo si colloca inoltre in netta controtendenza rispetto a quanto stabilito da altri governi, che hanno reso nota la lista degli armamenti inviati. Non si comprende poi perché, oltre il Parlamento, debba essere estromessa anche l’opinione pubblica, che avrebbe tutto il diritto di sapere in che misura e con quali mezzi l’Italia contribuisca alla guerra.

[di Valeria Casolaro]