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Vaccini ai bambini: l’efficacia sbandierata da Pfizer affossata dai dati reali

Nei mesi scorsi le approvazioni delle vaccinazioni a bambini e ragazzi si erano basate sugli studi condotti dalle aziende produttrici. La Pfizer, nei propri comunicati, aveva sbandierato una “efficacia del 100%” nei soggetti di età compresa tra i 12 ed i 15 anni nonché di oltre il 90% nei bambini tra i 5 e gli 11 anni. Ma i dati che stanno arrivando dalle ricerche indipendenti mostrano una realtà assai diversa. Con la diffusione della variante Omicron, l’efficacia nel prevenire il contagio di due dosi del vaccino Pfizer è diminuita rapidamente nei più piccoli: è quanto si evince da uno studio [1] realizzato da alcuni ricercatori del Dipartimento della Salute dello Stato di New York, che hanno analizzato i dati di oltre mille individui rientranti nella fascia di età 5-17 anni. Secondo lo studio l’efficacia nel prevenire il contagio sarebbe crollata dal 68% al 12% in appena sei settimane nei bambini tra 5 e 11 anni. In calo anche la capacità dei vaccini di prevenire la malattia, anche se questo dato – per stessa ammissione degli esperti – non può essere calcolato in modo esatto poiché il numero dei ricoveri «è troppo basso» anche tra i non vaccinati.

Dal 13 dicembre 2021 al 30 gennaio 2022, infatti, nei bambini di età compresa tra i 5 e gli 11 anni l’efficacia del vaccino nel prevenire il contagio è scesa dal 68% al 12%, mentre per i ragazzi rientranti nella fascia 12-17 anni è passata dal 66% al 51%. Inoltre, per quanto riguarda i soggetti vaccinatisi recentemente, ossia tra il 13 dicembre 2021 ed il 2 gennaio 2022, l’efficacia contro il contagio entro due settimane dalla vaccinazione è stata del 76% ed entro 28-34 giorni del 56% per i ragazzi di età compresa tra i 12 ed i 17 anni, mentre per i bambini di età compresa tra i 5 e gli 11 anni l’efficacia è comunque diminuita dal 65% al 12% entro 28-34 giorni. Oltre a tutto ciò, anche l’efficacia contro il ricovero è risultata essere diminuita, scendendo dal 100% al 48% nei bambini di età compresa tra i 5 e gli 11 anni e dall’85% al 73% nei ragazzi di età compresa tra i 12 ed i 17 anni.

Commentando quanto emerso dallo studio, i ricercatori si affrettano a consigliare in ogni caso la vaccinazione in quanto, nonostante tutto, si è rivelata “protettiva contro le malattie gravi”, tuttavia hanno altresì sottolineato che “questi risultati evidenziano la potenziale necessità di studiare un dosaggio alternativo di vaccino per i bambini“. A tal proposito, bisogna infatti ricordare che la differenza di efficacia tra i bambini ed i ragazzi potrebbe essere dovuta al fatto che i bambini tra i 5 e gli 11 anni ricevono 10 microgrammi di vaccino in meno rispetto ai giovani di età compresa tra 12 e 17 anni. La soluzione proposta è quindi quella di valutare un eventuale aumento dei dosaggi spalmato su tre dosi.

Lo studio è attualmente in fase di preprint – ossia non è stato ancora sottoposto a revisione paritaria – motivo per cui i risultati debbono essere considerati ancora provvisori. Ad ogni modo però, il suo valore preliminare è degno di nota, non solo poiché i ricercatori appartengono come detto al Dipartimento della Salute di New York ma anche perché i dati analizzati riguardavano centinaia di migliaia di bambini. Certo c’è anche chi, come l’esperto di malattie infettive pediatriche presso il Children’s Hospital di Filadelfia Paul Offit, sostiene [2] che il numero di ricoveri sia troppo basso per trarre conclusioni certe riguardo ad una significativa diminuzione dell’efficacia del vaccino contro le malattie gravi. Tuttavia questo non fa che alimentare i dubbi sul fatto che, nei periodi in cui puntava ad ottenere l’approvazione del vaccino da parte delle agenzie federali per queste fasce di età, la Pfizer abbia sbandierato percentuali di efficacia elevate nonostante la malattia sia di fatto molto rara nei giovani ed essendo dunque difficile capire con precisione quale sia la reale protezione offerta.

La Pfizer infatti negli scorsi mesi non si è astenuta dal diffondere comunicati trionfali relativi ad una presunta ” efficacia del 100% [3]” nei soggetti di età compresa tra i 12 ed i 15 anni nonché di oltre il 90% [4] nei bambini tra i 5 e gli 11 anni. Tuttavia ora, davanti ai dati che stanno col tempo emergendo circa una efficacia nettamente ridotta, Pfizer sembra voler prevenire i danni in quanto ha affermato [5] di star studiando un programma a tre dosi del vaccino nella popolazione pediatrica, dato che gli studi sugli adulti suggerirebbero che “le persone vaccinate con tre dosi possono avere un grado di protezione più elevato”.

[di Raffaele De Luca]