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Rifiuti di plastica, al via i negoziati per un accordo globale

Nella giornata di ieri i ministri dell’ambiente ed altri rappresentanti di oltre 170 nazioni si sono riuniti a Nairobi, in Kenya, per dare inizio ad una 3 giorni di negoziati nell’ambito della quinta sessione dell’Assemblea delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unea), un’organo che si occupa di stabilire le priorità in materia di politiche ambientali a livello globale. È quanto si apprende dal sito [1] dell’Unep (il programma delle Nazioni Unite per l’ambiente), dal quale si evince che tali negoziati si stiano tenendo con l’obiettivo di arrivare ad un accordo globale sull’inquinamento da plastica. Quest’ultimo, nello specifico, dovrebbe avere ad oggetto “l’intero ciclo di vista della plastica”, ovvero la produzione ed il design degli imballaggi nonché la gestione dei rifiuti: a renderlo noto è stata l’agenzia di stampa Reuters, la quale ha fatto sapere che sarebbero questi alcuni dei punti contenuti in una bozza di risoluzione da essa visionata [2]. Nella stessa sarebbe inoltre anche prevista la promozione della progettazione sostenibile degli imballaggi in plastica così da poterli riutilizzare e riciclare, il che vorrebbe dire chiudere definitivamente il capitolo sulla plastica monouso.

Non si hanno invece certezze su un altro aspetto di fondamentale importanza, ovverosia il possibile carattere legalmente vincolante dell’accordo. La bozza, infatti, è enigmatica già a partire dal titolo, nel quale si afferma semplicemente la volontà di dirigersi “verso uno strumento giuridicamente vincolante a livello internazionale”. Tuttavia, sembra comunque probabile l’inserimento della vincolatività nell’accordo dato che, come dichiarato dal direttore esecutivo dell’Unep, Inger Andersen, “un’azione ambiziosa per combattere l’inquinamento da plastica dovrebbe”, tra le altre cose, “essere legalmente vincolante”.

A tal proposito, bisogna ricordare che una settimana di negoziati ha preceduto la creazione della bozza, che solo nelle prime ore della giornata di ieri è stata messa a punto. Ora dunque spetterà ai ministri e rappresentati delle 170 nazioni dare l’ok definitivo all’accordo, cosa che dovrebbe essere fatta nella giornata di mercoledì. Se poi si dovesse raggiungere l’intesa sul documento, quest’ultimo prevedrebbe la formazione di un comitato di negoziazione intergovernativo che dovrebbe limare gli ultimi dettagli con l’obiettivo di avere un accordo pronto per la ratifica nel 2024. Dunque, anche con il raggiungimento di un accordo si dovrebbe comunque aspettare ancora prima che esso diventi realtà, tuttavia ciò non toglie che le riunioni attuali siano di fondamentale importanza dato che con esse si concorderanno i punti fermi dello stesso.

Detto ciò bisogna ricordare che il documento di cui si sta discutendo a Nairobi, che costituirebbe il primo accordo globale per affrontare l’inquinamento da plastica, farebbe seguito ad una direttiva [3] dell’Unione europea recentemente entrata in vigore con cui sono stati messi al bando alcuni oggetti in plastica monouso. Essa però esclude diversi prodotti usa e getta e dunque, seppur rappresenti senza dubbio un primo passo verso la riduzione dell’impatto ambientale della plastica, non costituisce una svolta definitiva. Sarà quindi probabilmente anche per questo che l’Ue, che sta partecipando ai negoziati, propende per un “accordo globale giuridicamente vincolante”, sostenendo [4] inoltre che “solo gli sforzi coordinati a livello mondiale riusciranno a fare fronte all’inquinamento da plastica costituendo esso un problema globale”.

Una posizione ovviamente sostenuta dall’Unep, la quale ricorda [5] che “ogni minuto l’equivalente di un camion della spazzatura pieno di plastica viene scaricato negli oceani”. “Circa 7 miliardi dei 9,2 miliardi di tonnellate di plastica prodotte dal 1950 al 2017 sono diventati rifiuti”, aggiunge l’Unep, sottolineando altresì che l’inquinamento da plastica possa “alterare gli habitat ed i processi naturali, riducendo la capacità degli ecosistemi di adattarsi ai cambiamenti climatici e colpendo direttamente i mezzi di sussistenza di milioni di persone, le capacità di produzione alimentare ed il benessere sociale”.

[di Raffaele De Luca]