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Bologna: la polizia fotografa e identifica gli studenti senza alcun motivo

Da alcuni weekend per le strade di Bologna si sta verificando una situazione paradossale. Le Forze dell’ordine si aggirano nel cuore della zona universitaria identificando e schedando giovani e adolescenti tramite foto segnalamento. Nello specifico, nella zona di piazza Verdi e dintorni, polizia e carabinieri avvicinano i ragazzi chiedendo loro un documento di identità e fotografandoli poi con lo stesso in mano. Per chi si rifiuta, il rischio è di finire direttamente in Questura. Non solo. Si sono verificate diverse situazioni di tensione, con i collettivi universitari che hanno denunciato veri e propri abusi di potere e violenze verso chi contestatava la schedatura di massa.

La schedatura di massa degli studenti è stata ammessa dalle stesse forze dell’ordine. Il questore Isabella Fusiello, insediatasi ad ottobre scorso, in proposito ha dichiarato: «Abbiamo attivato un servizio specifico con la polizia locale. Abbiamo agenti che venerdì e sabato fermano e identificano gruppi di minori che arrivano anche da altri comuni: nomi, cognomi e foto. Questo serve sia come deterrente che, in caso di problemi, per risalire agli autori». Insomma, la Fusiello reputa tale procedura una pratica di routine, come se la schedatura di massa fosse non un abuso da paese autoritario ma un metodo come un altro per garantire il quieto vivere a tutta la cittadinanza. Gli abusi sono tuttavia stati documentati.

Le immagini riportate dal CUA (Collettivo Universitario Autonomo di Bologna) fanno riferimento in particolare ad alcuni episodi accaduti nella notte tra il 19 e il 20 febbraio. Secondo il racconto di chi c’era, le forze di polizia sono sopraggiunte in Piazza Scaravilli (sempre nel cuore della zona universitaria), proprio con l’intento di identificare i presenti. La situazione è però degenerata in pochi minuti, quando “un noto elemento della polizia inizia ad indicare persone a caso sostenendo di voler procedere con degli arresti, senza alcuna motivazione”. Nelle dinamiche della vicenda il Collettivo racconta poi di insulti da parte delle Forze dell’ordine, che hanno minacciato alcune persone puntandogli in faccia lo spray al peperoncino.

Ancora altre testimonianze. Federico e Isa, che rappresentano il CUA e Split (Spazio per liberare il tempo), raccontano di una ragazza colpita con un pugno in faccia mentre stava cercando di riprendere gli accadimenti con il cellulare. «Ma stiamo scherzando? L’ordine pubblico è questo? Le azioni anti degrado sono queste?», ribadiscono.

Secondo il Collettivo siamo di fronte alla vecchia retorica sulla “malamovida” e la zona universitaria, per cui violenza e movida, alla fine, sono la stessa identica cosa. Qualche settimana fa, sia il sindaco Matteo Lepore che il questore Isabella Fusiello avevano espresso la volontà di voler intervenire con dei piani specifici (e di controllo) per gestire al meglio orari e vendita di alcolici in centro. Una misura che chiaramente non giustifica il comportamento della Polizia che, per l’ennesima volta, apapre abusare di alcune disposizioni locali per fini diversi da quelli stabiliti dalle ordinanze. Lo stesso abuso che si utilizza decidendo di schedare un individuo senza alcun criterio.

Gli studenti raccolti nell’organizzazione “Cambiare Rotta” riportano i fatti nel contesto più ampio del desiderio autoritario di “ripulire” la zona universitaria, rendendola sempre più asettica ed a misura di turismo. In quest’ottica le azioni sarebbero da ricondurre in una dinamica in atto da anni e accresciuta dal recente sviluppo del turismo nel capoluogo emiliano. La volontà sarebbe quella di allontanare gli studenti “per rendere appetibile agli investimenti la zona del centro storico”. A prescindere dal contesto rimane un fatto certo: a Bologna si stanno verificando situazioni da stato di polizia che poco c’entrano con le pratiche di uno stato democratico.

[di Gloria Ferrari]