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Mille proroghe: dal Parlamento un regalo alle industrie di petrolio e olio di palma

Il Decreto legge ‘Mille proroghe’ 2022, con lo slittamento dell’esclusione dell’olio di palma dai biocarburanti, è stato approvato. Così come si sta cercando di reiterare gli incentivi auto anche per i motori più inquinanti. Iniziative legislative contrapposte all’interesse nazionale e ambientale che ricordano, ancora una volta, chi sono le vere favorite del Parlamento. Le industrie petrolifere, insieme a quelle dell’olio di palma e della soia, gioiscono. Per un altro anno sarà possibile destinare i principali prodotti responsabili della deforestazione alla produzione di biodiesel e biogas. Poco importa se per produrli si è disboscato senza tregua nell’altro Emisfero. Accolti inoltre gli ordini del giorno avanzati da Lega, Forza Italia e Pd che invitano il governo a prorogare i bonus per le auto nuove, a diesel o a benzina, con emissioni fino a 135 grammi di CO2 al km.

L’olio di palma, utilizzato sia nel gasolio per alimentare i motori a diesel sia nella produzione di elettricità nei grandi impianti a biomasse, su denuncia di Legambiente, era già entrato nel mirino [1] dell’Autorità per la Concorrenza. Questa aveva condannato Eni a pagare cinque milioni di multa per “greenwashing” a causa della sua pubblicità ingannevole relativa al prodotto Enidiesel+, “benefico – a detta della multinazionale – per il motore e l’ambiente”. Il TAR del Lazio, nel novembre 2021, si è espresso dando ragione all’associazione ambientalista: il diesel, in nessun caso, può essere considerato combustibile “verde”. Eppure, ai vertici, si va nella direzione opposta. «Il Premier Mario Draghi ha ben ragione ad arrabbiarsi per la scarsa tenuta della maggioranza di governo, ma noi – ha commentato Andrea Poggio, Responsabile mobilità sostenibile di Legambiente – siamo ancora più arrabbiati di lui: per colpa di parlamentari allo sbando e di ministri doppiogiochisti, l’Italia a parole vuole la decarbonizzazione, nei fatti incentiva auto diesel alimentate con la distruzione delle foreste tropicali».

Sull’olio di palma, così come su quello di soia, si prende tempo e, intanto, si discute ancora se elargire o meno bonus per l’acquisto di nuove auto diesel e benzina. «Persino l’industria dell’auto – scrive La Nuova Ecologia [2] – sta cambiando più velocemente della politica. Quasi tutte le grandi case automobilistiche hanno dichiarato che non produrranno più auto a combustione per l’Europa dopo il 2030 e non chiedono più incentivi per diesel e benzina». Bonus del tutto privi di logica. Basti pensare che, a livello Europeo, se la media delle emissioni delle auto vendute supera i 95 grammi di CO2/km, alle cause auto spettano sanzioni quantificabili in miliardi di euro. Eppure, nonostante le più alte concentrazioni di inquinanti atmosferici di tutto il Vecchio Continente, si prende ancora in considerazione se condannare l’Italia ad avere il parco auto più inquinante per almeno altri dieci anni.

[di Simone Valeri]