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L’Europa mira ad esportare la missione Frontex in Senegal

La Commissione Europea starebbe lavorando a una collaborazione tra l’agenzia europea Frontex, la quale si occupa di gestire i flussi migratori lungo le frontiere dell’Europa, e il Senegal. Al momento non è stato firmato nessun accordo con il governo di Dakar, al quale la proposta è stata ufficialmente presentata giovedì scorso. In caso di esito positivo, si tratterebbe della prima cooperazione di questo tipo per Frontex nel continente africano, con un’agenzia europea direttamente implicata nella gestione delle migrazioni in un Paese extra-europeo.

Il primo annuncio pubblico [1] è stato fatto nel corso di una conferenza stampa tenutasi al termine di una serie di visite dei commissari europei in Africa. In tale occasione, la commissaria europea agli Affari Interni Ylva Johansson ha spiegato come Frontex si occupi in Europa del controllo delle frontiere con “soldati armati con mezzi e uniformi che proteggono i confini esteri dell’Ue” e che le stesse mansioni potrebbero essere svolte direttamente lungo le frontiere senegalesi. Frontex andrebbe così a esercitare una diretta ingerenza nel controllo delle frontiere di un Paese non europeo, permettendo all’Europa di avere un controllo diretto sulle migrazioni già in uno dei luoghi di partenza.

La proposta giunge dopo il significativo aumento [6] di partenze di migranti irregolari che hanno tentato di attraversare il Mediterraneo occidentale per giungere alle Isole Canarie, dopo che le politiche europee sono riuscite a contenere le partenze dalla Libia. “L’Europa ha bisogno di più migrazione, ma non attraverso le mortali strade marittime. La migrazione può essere gestita con la cooperazione tra Paesi di partenza, transito e destinazione” ha scritto la commissaria Johansson in un tweet. Curioso come la retorica securitaria si unisca a un presunto intento filantropico, cercando così di far passare il messaggio che il controllo lungo le frontiere senegalesi sarebbe funzionale all’interesse dei migranti di non rischiare la vita nella tratta mediterranea.

Le modalità di Frontex di gestione dei flussi migratori sono ormai più che note, grazie alle continue denunce di decine di organizzazioni non governative. Sono decine le relazioni che riportano le attività di collaborazione con le forze militari di controllo delle frontiere, dove vengono messi in atto respingimenti illegali e violenti. Il ruolo di Frontex è fondamentalmente quello di impedire l’attraversamento dei confini da parte dei migranti, non certo quello di garantire migrazioni più sicure per la loro vita come la commissaria Johansson vorrebbe far credere.

Ad oggi, l’unica missione attiva di Frontex in territori extra europei è nei Balcani occidentali, dove svolge le proprie mansioni in collaborazione con i governi di Albania, Serbia, Montenegro, Bosnia ed Erzegovina e Macedonia del Nord. Lo stesso tipo di accordi potrebbe essere raggiunto in Senegal, ha dichiarato Johansson, dove “potremmo anche schierare mezzi e strumentazioni di sorveglianza“, allo scopo di regolare la migrazione illegale. Al momento non è stato firmato nessun accordo tra Europa e Dakar, ma la questione potrebbe riemergere nel corso del summit Unione Europea-Unione Africana che avrà luogo a Bruxelles il 17 e 18 febbraio prossimi.

L’eventuale accordo si andrebbe a inserire nella più ampia politica europea di esternalizzazione delle proprie frontiere, in base alla quale gli Stati cercano di porre barriere all’attraversamento dei confini in punti di molto esterni ad essi. Tale modo di agire, comporta di fatto una negazione del diritto alla richiesta di asilo dei migranti oltreché costituire una barriera che i numeri dimostrano ben poco efficace contro le partenze dei migranti via mare. Fino ad oggi, infatti, ad ogni via delle migrazioni chiusa ne è stata aperta una nuova, spesso semplicemente più dispendiosa e pericolosa per i migranti stessi.

[di Valeria Casolaro]