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Hollywood e il Pentagono: il complesso militare-culturale della supremazia USA

Nel prossimo marzo uscirà nelle sale cinematografiche The Batman, con la regia di Matt Reeves e con Robert Pattinson nei panni di Bruce Wayne. In questo 2022, sempre prodotti da DC Entertainment, usciranno anche The Flash e Batgirl. Oltre che essere film prodotti dalla controllata di Warner Bros, cosa possono avere in comune i film dei supereroi statunitensi? La risposta è: il Pentagono. L’esercito statunitense è infatti attivo produttore di una lista lunghissima di film, e non solo: serie tv, programmi e show televisivi sono attentamente visionati e modificati secondo le esigenze del Dipartimento della Difesa (DoD).

Nel 2013, grazie ad una richiesta inerente il Freedom of Information Act (FOIA) prodotta da Stephen Underhill, venne rilasciata una lunghissima lista [1] di prodotti mediatici in cui il DoD ha avuto un ruolo da protagonista. Se nella lista non sorprende trovare film di guerra, ove la consulenza da parte del settore militare è comprensibile, risulta curioso trovare film, programmi e show di ogni genere: King Kong, Hawaii Five-O, America’s Got Talent, Oprah, Jay Leno, Cupcake Wars, Iron Man, Hulk, Transformers, Jurassic Park III sono solo alcuni delle produzioni in cui il Pentagono è stato attore. I documenti vagliati da Tom Secker e Matthew Alford, autori del libro National Security Cinema [2], raccontano di come il DoD abbia lavorato alla produzione di circa 800 film e più di 1.000 programmi televisivi. Il pubblico nei paesi autoritari è spesso consapevole di guardare la propaganda del governo. Tuttavia, il pubblico occidentale generalmente non si rende conto che quando sta guardando è una versione modificata dello stesso fenomeno, ha spiegato [3] Tom Secker.

I due autori spiegano che scrittori e produttori si avvicinano al Pentagono chiedendo l’accesso alle risorse militari per la realizzazione del loro prodotto, dovendo poi presentare la loro sceneggiatura agli uffici di collegamento per il controllo dell’intrattenimento. Se ci sono personaggi, azioni o dialoghi che il DoD non approva, il regista deve apportare modifiche per soddisfare le richieste dei militari. Se si rifiutano, il Pentagono impacchetta i suoi giocattoli (vedi: basi, navi, aerei, elicotteri, personale addestrato e tecnologia varia) e torna a casa. Per ottenere la piena cooperazione i produttori devono firmare contratti – accordi di assistenza alla produzione – che li bloccano nel caso in cui una sceneggiatura non sia approvata dai militari.

Phil Strub è stato l’ufficiale di collegamento del Pentagono per Hollywood per più di 25 anni. In altre parole, è stato colui che aveva l’ultima parola sulle produzioni cinematografiche e televisive. Il suo nome è apparso alla fine di molti film, nella lista delle persone che i produttori desiderano ringraziare, tra cui Transformers: Revenge of the Fallen, Lone Survivor, Iron Man, The Perfect Storm, The Day the Earth Stood Still, così come in spettacoli televisivi come Bones e 24. Strub ha raccontato [4] come Transformers, e il suo sequel Revenge of the Fallen, abbia utilizzato tutti i rami del servizio militare: innumerevoli basi, poligoni missilistici, squadroni da combattimento e portaerei.

Roger Stahl, regista di Theaters of War [5] (2018), ha coinvolto una serie di ricercatori, veterani, addetti alle pubbliche relazioni e produttori del settore disposti a parlare. In dettagli inquietanti, Theaters of War narra di come il Dipartimento della Difesa, con le sue varie agenzie, ha spinto le narrazioni ufficiali dei fatti mentre sistematicamente puliva dai copioni i crimini di guerra, la corruzione, il razzismo, la violenza sessuale, i colpi di stato, gli omicidi e le torture.

Todd Breasseale, un ufficiale dell’esercito in pensione ha affermato: «L’esercito è lì da quando Hollywood è stata costruita per la prima volta dai canyon e dal deserto di Los Angeles». La relazione risale ai primi anni del ‘900, fin dagli inizi, ma si rafforza nel 1927 [6] – anno della creazione degli Academy Awards – con la produzione del film muto Wings, con protagonista Clara Bow: presentava oltre 3.000 fanti come comparse, oltre a piloti militari e aerei della US Air Force; ha vinto il primo Oscar per il miglior film.

Lawrence Suid [4], autore di The Making of the American Military Image in Film, ha spiegato come la seconda guerra mondiale abbia creato ancor più commistione tra l’industria cinematografica statunitense e il settore militare. I Aim at the Stars, uscito nel 1960, è stato voluto fortemente dal Pentagono: il film racconta la storia Wernher von Braun, l’ingegnere che ha sviluppato il programma missilistico della Germania nazista e che, con la fine della guerra, diventerà capo della NASA; doveva essere rappresentato come eroe americano.

Appare chiaro il controllo del governo degli Stati Uniti su Hollywood, compresa la capacità di manipolare le sceneggiature o addirittura impedire che vengano realizzati film troppo critici nei confronti del Pentagono – per non parlare dell’influenza su alcuni dei franchise cinematografici più popolari degli ultimi anni. Ciò solleva nuove domande non solo sul modo in cui funziona la censura nella moderna industria dell’intrattenimento, ma anche sul ruolo poco conosciuto di Hollywood come macchina di propaganda per l’apparato di sicurezza nazionale degli Stati Uniti.

[di Michele Manfrin]