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Túmin: la moneta alternativa delle comunità indigene del Messico

Il Túmin e’ una moneta alternativa che ha iniziato a circolare nello Stato messicano di Veracruz nel 2010. Delle dimensioni di una carta di credito, le banconote di Túmin hanno un valore nominale che può equivalere ad un peso messicano, un dollaro oppure ad un minuto di lavoro. Questo fa sì che questa moneta possa venir utilizzata sia come unità di cambio che come vera e propria valuta. Dai colori accesi e vivaci, diversi in base agli Stati in cui vengono stampate, le banconote di Túmin possono avere un valore nominale di 1,5,10 e 20.

Questa moneta alternativa la si può trovare in 24 dei 32 stati del Paese e, secondo le stime, sono circa 2500 a livello nazionale i piccoli artigiani e i commercianti che ad oggi la utilizzano regolarmente nelle loro attività. Una forte spinta all’utilizzo di questa valuta alternativa è arrivato proprio dalla pandemia. In Messico, come in tante altre parti del mondo, le restrizioni causate dal COVID-19 hanno portato inflazione e insicurezza economica. Le comunità indigene, le più povere in Messico, sono state particolarmente colpite dalla contrazione dell’economia e hanno quindi iniziato ad utilizzare sempre più frequentemente il Túmin.

Cosa ha favorito la crescita nell’utilizzo del Túmin?

Diversi fattori hanno favorito la crescita dell’utilizzo di questa valuta alternativa. Essendo una valuta non riconosciuta dallo stato messicano, il Túmin non viene accettato dalle grandi aziende, incoraggiando quindi i consumatori ad acquistare dai piccoli produttori locali. Dato che anche le banche non accettano il Túmin, che quindi non può generare interessi, la gente viene di fatto incentivata a farla circolare piuttosto che accumularla. Inoltre la circolazione di questa valuta, con cui è possibile pagare in toto o in parte prodotti alimentari, rende la valuta ufficiale -il peso messicano- depotenziata, rendendo quindi le fasce più povere della popolazione meno legate alla necessità di avere denaro. Anche la solidarietà è stata uno dei principali fattori che hanno portato alla crescita dell’utilizzo del Túmin. I Tuministi (quelli che accettano questa moneta) solitamente tendono a vendere i loro prodotti a prezzi più bassi alle persone che pagano in Túmin, rispetto a quelli che pagano in pesos.

La risposta dello Stato messicano al Túmin

I creatori di questa valuta, nata anche come presa di posizione contro il capitalismo selvaggio che affligge oramai ogni parte del mondo, hanno presto incontrato l’opposizione da parte delle istituzioni. La Banca Centrale del Messico si è infatti subito opposta al Túmin [1] dichiarandola illegittima, dato che solo lo Stato può avere il monopolio e il diritto di stampare moneta. Alla presa di posizione dello stato messicano hanno risposto i Tuministi, sostenendo che la Costituzione garantisse alle comunità indigene l’autonomia per la gestione della loro economia. Inoltre, sempre secondo gli attivisti, il Túmin non era nato con lo scopo di sostituire completamente il peso, ma solo di limitarne l’utilizzo.
Secondo l’attivista Juan Castro infatti “utilizzando il Túmin smetti di essere un cliente e diventi un partner del sistema economico, quando ciò accade l’intera dinamica capitalista crolla”.

Senza dubbio la principale causa che rende il Túmin una minaccia per lo Stato messicano è il fatto che dalle transazioni fatte con questa valuta alternativa non si possono riscuotere tasse. In un’intervista al quotidiano messicano el Proceso, Castro ha infatti ribadito che “Questo progetto non può ripetere gli schemi del capitalismo; non è una moneta per trarre profitto, né per speculare. Non è fatta per generare ricchezza [2] o creare povertà: è una moneta che sostiene le persone, ma non risolve tutto”.

[di Enrico Phelipon]