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Nasce il fondo per la Repubblica Digitale, iniziativa chiave del PNRR

È stato siglato un protocollo d’intesa tra il Ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale, Vittorio Colao, il Ministro dell’economia e delle finanze, Daniele Franco, e il presidente di Acri (Associazione di fondazioni e di casse di risparmio), Francesco Profumo, che stabilisce le modalità d’intervento del nuovo Fondo per la Repubblica Digitale: si tratta di un fondo a cui sono destinati 350 milioni di euro in cinque anni provenienti da fondazioni di origine bancaria e il cui principale obiettivo è quello di incrementare le competenze digitali degli italiani, in vista di una crescente digitalizzazione del mondo lavorativo e industriale.

Secondo il Digital Economy and Society Index [1] (DESI) della Commissione Europea, infatti, il 58% della popolazione italiana tra i 16 e i 74 anni non ha le competenze digitali di base, rispetto al 42% della media UE. Questo comporterebbe un ritardo non solo nell’utilizzo della rete di servizi di “cittadinanza digitale” relativi alla pubblica amministrazione, ma anche un freno alla competitività e allo sviluppo economico del Paese. In questo contesto si inserisce l’azione del Fondo che selezionerà progetti rivolti alla formazione e all’inclusione digitale, da finanziare tramite bandi, a cui potranno partecipare soggetti pubblici, privati senza scopo di lucro e soggetti del Terzo settore. La governance del Fondo prevede un Comitato di indirizzo strategico che dovrà selezionare e valutare i progetti e un Comitato scientifico indipendente che si occuperà di valutare l’efficacia ex post degli interventi finanziati.

Il Fondo per la Repubblica digitale costituisce un tassello essenziale nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), ossia il piano che i Paesi UE devono presentare a Bruxelles per avere accesso ai fondi del Next Generation EU. Quest’ultimo è il più importante strumento di ripresa introdotto dalla Commissione europea per fare fronte alla depressione economica innescata dalle “chiusure pandemiche”. Come si legge nel documento ufficiale [2] del PNRR, “il NGEU segna un cambiamento epocale per l’UE”: infatti, costituisce la base economica per la realizzazione di una visione di lungo periodo, volta a rimodellare interamente l’economia, la governance e l’assetto sociale del Vecchio Continente per adattarle al nuovo paradigma industriale 4.0 [3]. Nato con l’intento di incentivare rapidamente la ripresa economica nel Vecchio continente in seguito alla pandemia, in realtà gli obiettivi del Next Generation Eu sono sganciati dal sostegno all’economia reale e in particolare alle piccole e medio imprese e sono fortemente legati all’agenda di Davos. I fondi sono inoltre fortemente vincolati alle condizionalità [4] che implicano un alto grado di interferenza da parte di Bruxelles nelle politiche nazionali. [5]

Non a caso, le risorse messe a disposizione dalla Commissione UE sono strettamente vincolate a precisi ambiti d’investimento, che rappresentano i pilastri del NGEU. Tra questi vi sono la transazione ecologica e la digitalizzazione: a queste due aree, il PNRR deve destinare rispettivamente almeno il 37% e il 20% delle risorse, ossia le percentuali maggiori tra le voci di spesa. Il Fondo per la Repubblica Digitale nasce quindi con l’intento di accelerare e agevolare il raggiungimento degli obiettivi di digitalizzazione previsti dal NGEU.

Gli obiettivi che il governo intende raggiungere attraverso la formazione digitale e l’efficientamento del Paese riguardano l’innovazione e la competitività, visti come elementi propulsori per la ripresa economica nazionale. Con la digitalizzazione si pongono soprattutto le condizioni indispensabili per la realizzazione della Quarta rivoluzione industriale (4RI), improntata sulle nuove tecnologie, sull’intelligenza artificiale e l’Internet of Things, della quale i consessi internazionali della grande finanza come il World Economic Forum (WEF) sono ferventi sostenitori. A riguardo, è indispensabile sottolineare che questo tipo di industria è basata sul concetto di meccanizzazione del lavoro. Dunque, sebbene si creeranno nuove figure professionali, molte occupazioni andranno perse e ciò, insieme alla recente crisi energetica che ha colpito specialmente l’Europa, non sembra andare nella direzione della ripresa economica auspicata. Ciononostante, il ministro dell’economia Franco ha dichiarato che «l’accelerazione agli investimenti in nuove tecnologie, infrastrutture e processi digitali ci consentirà di potenziare la competitività della nostra economia. Il Fondo per la Repubblica Digitale rappresenta un importante strumento di cui si dota il nostro Paese per perseguire questi obiettivi».

[di Giorgia Audiello]