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Nuovi Licei TED: l’Italia progetta la scuola di domani insieme alle multinazionali

Una riforma che avrà grandi conseguenze sul futuro dell’Italia sta passando completamente inosservata nel dibattito pubblico. È quella della scuola, inserita all’interno del PNRR e volta a riorganizzare l’istruzione alla luce della cosiddetta Quarta Rivoluzione Industriale, quella guidata dalla transizione energetica e dalla cosiddetta governance 4.0. Simbolo di questa riforma saranno i nuovi Licei TED (Transizione Ecologica e Digitale) già approvati ed in partenza sperimentale in 28 scuole italiane. I licei Ted saranno il primo esempio italiano di superamento della scuola pubblica come la conosciamo. Programmi e funzionamento – si legge sul sito – si avvalgono infatti “della rete di grandi gruppi e imprese che aderiscono al Consorzio di aziende CONSEL [1]“, tra la quali figurano Microsoft, Eni, Atlantia, Huawei, BNL, Enel, Generali, IBM, Leonardo, Cisco, Nokia, Oracle, Sky, Vodafone e Snam. Le multinazionali, insomma, entrano direttamente nella formazione delle nuove generazioni, con il pretesto di renderle più “competitive” nel futuro mercato del lavoro.

Insomma, mentre negli Stati Uniti Amazon [2] compra i programmi d’istruzione per formare i lavoratori su misura di domani, in Italia, con il tanto decantato PNRR, si traccia il nuovo modello di scuola. Del documento di 247 pagine, 25 sono dedicate alla scuola (tout court, dall’asilo nido all’Università). La “Missione 4: istruzione e ricerca” prevedrebbe lo stanziamento di 30,88 miliardi di euro suddivisi in due macro voci: potenziamento dell’offerta dei servizi, a cui vanno 19,44 miliardi di euro; dalla ricerca all’impresa, con 11,44 miliardi previsti. Per quanto concerne gli istituti di scuola superiore è evidente l’importanza che si vuol fare assumere alle materie così dette STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica).

Il documento recita: «La riforma, implementata dal Ministero dell’Istruzione, mira ad allineare i curricula degli istituti tecnici e professionali alla domanda di competenze che proviene dal tessuto produttivo del Paese. In particolar modo, orienta il modello di istruzione tecnica e professionale verso l’innovazione introdotta da Industria 4.0, incardinandolo altresì nel rinnovato contesto dell’innovazione digitale. La riforma coinvolge 4.324 Istituti Tecnici e professionali, il sistema di istruzione formazione professionale e sarà implementata attraverso l’adozione di apposite norme [..] La riforma rafforza il sistema degli ITS attraverso il potenziamento del modello organizzativo e didattico (integrazione offerta formativa, introduzione di premialità e ampliamento dei percorsi per lo sviluppo di competenze tecnologiche abilitanti – Impresa 4.0), il consolidamento degli ITS nel sistema ordinamentale dell’Istruzione terziaria professionalizzante, rafforzandone la presenza attiva nel tessuto imprenditoriale dei singoli territori [..] La misura mira al potenziamento dell’offerta degli enti di formazione professionale terziaria attraverso la creazione di network con aziende, università e centri di ricerca tecnologica/scientifica, autorità locali e sistemi educativi/formativi. Con questo progetto si persegue: l’incremento del numero di ITS; il potenziamento dei laboratori con tecnologie 4.0; la formazione dei docenti perché siano in grado di adattare i programmi formativi ai fabbisogni delle aziende locali; lo sviluppo di una piattaforma digitale nazionale per le offerte di lavoro rivolte agli studenti in possesso di qualifiche professionali».

Il tutto è poi specificato sul sito di Futura. La scuola per l’Italia di domani [3], ove si parla anche di didattica digitale, formazione degli insegnanti, estensione del tempo pieno e delle nuove competenze necessarie per il “nuovo mondo”.

Oltre alla rivoluzione degli istituti tecnici, prova ancor più tangibile delle profonde modifiche al sistema dell’istruzione è la già citata nascita del liceo quadriennale TED, Scienze applicate per la Transizione Ecologica e Digitale. Sono 28 gli istituti che hanno aderito [4] in 12 regioni d’Italia. Il liceo intende [5] «dare ai giovani gli strumenti per vivere da protagonisti la transizione digitale ed ecologica in atto. Si propone a tale scopo di sperimentare un nuovo modo di apprendere e insegnare, che favorisca la crescita dello studente dal punto di vista delle conoscenze tecnico-scientifiche da cui dipenderanno sempre di più le professioni del futuro, unite a cultura umanistica e competenze non cognitive, come maturità emozionale, capacità relazionale, comunicazione verbale e non verbale». La sperimentazione del nuovo liceo è promossa da ELIS come Progetto di Semestre sotto la presidente di Marco Alverà, CEO di Snam, avvalendosi della rete di grandi gruppi e imprese private che aderiscono al Consorzio di imprese CONSEL. E che cos’è CONSEL? Sul loro sito leggiamo: «Il Consorzio di Aziende ELIS (CONSEL) raccoglie in un rapporto stabile di collaborazione oltre 100 grandi gruppi, piccole e medie imprese, start-up e università, al fine di garantire il supporto del mondo economico, produttivo e della ricerca nel disegnare i percorsi di formazione di ELIS, il rapido ingresso degli studenti nel mondo del lavoro e la realizzazione di progetti d’innovazione e sviluppo con attenzione alla responsabilità sociale d’impresa». Tra le Università figurano la Bocconi e il Politecnico di Milano. Tra i grandi gruppi abbiamo: Microsoft, Eni, Atlantia, Huawei, BNL, Enel, Generali, IBM, Leonardo, Cisco, Nokia, Oracle, Sky, Vodafone e Snam.

Come del resto già avvenuto in passato, la scuola dovrà essere adesso la fucina dell’industria 4.0 frutto della Quarta rivoluzione industriale (4RI). Il cambiamento del paradigma sociale e antropologico che la trasformazione capitalista sta compiendo impone che la scuola vi si adatti per rispondere al meglio alle esigenze della nuova società globale. Un esempio stesso di quello che l’ultimo documento dal World Economic Forum (WEF) denomina governance 4.0, quella in cui élite politiche nazionali ed élite economico-finanziarie globali governano a braccetto. O se preferite, mantenendo la sintassi del documento [6], quella in cui il governo nazionale non agisce più “come se da solo avesse tutte le risposte”, accettando una verticalizzazione e una concentrazione dei processi decisionali che si pone al di fuori del perimetro delle istituzioni democratiche nazionali.

La scuola non potrà di certo sottrarsi alla ristrutturazione del sistema sociale; anzi, dovrà essere ancora una volta il carburante di un cambiamento imposto dall’alto. Una visione che, tra l’altro, i movimenti studenteschi hanno in buona parte compreso, denunciando quella che chiamano “aziendalizzazione” del sapere. Per questo da mesi stanno protestando ed occupando le scuole [7], mentre la politica ed il grosso dei media non sprecano nemmeno un momento ad ascoltarne le ragioni.

[di Michele Manfrin]