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La Sicilia vara l’alternanza scuola-lavoro nell’Esercito

L’Ufficio Scolastico Regionale (USR) per la Sicilia ha sottoscritto un Protocollo d’Intesa con il Comando Militare dell’Esercito in Sicilia, partnership avviata già nel 2019. L’offerta formativa per l’anno 2021/2022, ha fatto sapere l’USR, è stata così modificata e ampliata per includere una gran varietà di attività nei reparti dell’Esercito. La formazione militare si insinua così nei reparti scolastici, i quali invece che educare gli studenti alla cultura della pace li spinge a prendere parte alle attività nelle sedi dei reparti di guerra, peraltro alquanto diffuse in tutto il territorio siciliano.

In questi giorni di proteste studentesche è stato portato all’attenzione dell’opinione pubblica il tema dell’alternanza scuola-lavoro [1], denominata nel 2019 PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento). Dopo la morte di Lorenzo Parelli [2], al quale si aggiunge un discreto numero di incidenti gravi ai danni degli studenti sul “posto di lavoro”, migliaia di giovani in tutta Italia hanno portato nelle piazze le loro rivendicazioni contro un sistema che ne sfrutta la manodopera senza un corretto inquadramento e senza concedere le adeguate tutele.

In questo contesto è interessante osservare come la Regione Sicilia abbia in essere un percorso del tutto particolare per gli studenti dei propri licei: l’USR regionale ha infatti sottoscritto, per l’anno scolastico 2021/2022, un Protocollo d’Intesa [3] con il Comando Militare dell’Esercito in Sicilia, grazie al quale gli studenti potranno familiarizzare con gli ambienti delle Forze Armate. Il connubio suona surreale e vagamente anacronistico, eppure è scritto nero su bianco. Gli studenti del triennio superiore hanno così la possibilità di dedicarsi a un ampio spettro di attività [4] in diversi Reggimenti e Reparti dell’Esercito nelle sedi distaccate nella Regione: dalle riparazioni di apparati delle telecomunicazioni alla gestione della palestra, dall’accompagnamento dei visitatori nelle strutture alle lavorazioni meccaniche di officina, passando anche dalla gestione degli archivi e dei magazzini.

“Il Comando Militare dell’Esercito in Sicilia riserva particolare attenzione al mondo scolastico, accademico e scientifico per la diffusione dei valori etico-sociali, della storia e delle tradizioni militari, con un ‘focus’ sulla funzione centrale che la ‘Cultura della Difesa’ ha svolto e continua a svolgere a favore della crescita sociale, politica, economica e democratica del Paese” si legge [5] nel protocollo siglato nel 2019, che definisce le finalità dell’inculcare un’educazione militare negli studenti.

Il sindacato USB Scuola Catania e USB Federazione Catania si sono subito mostrati critici [6] nei confronti di questo accordo, facendo notare come “la militarizzazione in Sicilia della Scuola pubblica passa attraverso l’utilizzo dello strumento, macchiato di sangue, dell’alternanza scuola lavoro”. Per questo motivo hanno chiesto la revoca del Protocollo e convocato, per la giornata del 10 febbraio, un presidio davanti al Provveditorato di Catania.

Certo è che se come diceva Mandela, “l’istruzione è l’arma più potente che abbiamo per cambiare il mondo”, la scuola siciliana ha uno strano modo di interpretare questo concetto.

[di Valeria Casolaro]