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Ultima Generazione: disobbedienza civile per protestare contro l’emergenza climatica

Azioni di disobbedienza civile nonviolenta – tra cui soprattutto blocchi stradali ripetuti – che creino disturbo ed impediscano il normale scorrere della vita economica a Roma: è in questo che consiste la campagna [1] “Ultima Generazione – Assemblee Cittadine Ora” nata all’interno del movimento Extinction Rebellion. Il suo scopo è quello di ottenere una risposta da parte del governo italiano, a cui viene appunto chiesto di istituire entro il 2022 una «Assemblea di Cittadini/e nazionale deliberativa sulla giustizia climatica ed ecologica» che permetterebbe alle persone comuni di «ottenere un cambiamento radicale».

È quanto sostengono gli aderenti al progetto, chiedendo «un’assemblea di Cittadini/e selezionati/e» che prevedrebbe «l’estrazione casuale per formare un campione statistico davvero rappresentativo di tutta la popolazione». In tal senso, l’obiettivo sarebbe quello di «creare una comunità su piccola scala che possa lavorare in modo costruttivo per almeno sei mesi con l’ausilio di esperti e scienziati per elaborare soluzioni concrete alle crisi climatica ed ecologica» per poi elaborare proposte che dovrebbero «essere considerate vincolanti per il governo».

Non solo, perché gli attivisti chiedono inoltre subito un incontro pubblico con alcuni rappresentati del governo, il cui tema sarebbe riassunto nella seguente domanda: «Siamo l’ultima generazione di cittadini e cittadine italiani?». Lo scopo è quello di dibattere apertamente sul futuro dell’Italia e sulla necessità della partecipazione diretta della cittadinanza per fermare l’ecocidio in corso. Punto di partenza che il movimento chiede è che i rappresentanti del governo riconoscano pubblicamente il «fallimento dell’esecutivo e del Parlamento nell’affrontare la situazione climatica ed ecologica drammatica in cui ci troviamo e l’intenzione di accogliere le Assemblee di Cittadini e Cittadine come strumento di partecipazione democratica per deliberare i cambiamenti necessari a livello sistemico».

Il 2021 è stato un anno nero per l’Italia, con oltre 1500 eventi climatici estremi che hanno causato il calo nella produzione del 27% della frutta, del 90% del miele e dell’80% dell’olio. «Già oggi siamo dipendenti dalle catene globali del cibo», affermano gli aderenti al progetto, aggiungendo che «presto non sapremo cosa mangiare». È per sensibilizzare a partire da questo tema che gli attivisti hanno scelto la strada delle azioni di disturbo e dei blocchi stradali. Modalità giocoforza invisa a una parte di cittadini, che presa dalla fretta della quotidianità e dallo stress che già colpisce gli automobilisti bloccati nel traffico spesso non prende bene il fatto di trovarsi il tragitto bloccato da attivisti che protestano per l’ambiente. Con punte di tensione che superano talvolta il livello di guardia, come quando il 17 dicembre gli attivisti hanno bloccato il viadotto della Maglianella e alcuni manifestanti – secondo quanto riportato [2] da Extinction Rebellion – hanno subito spintoni, calci e schiaffi da parte di alcuni automobilisti.

«Non sono le uniche azioni utili che si possano fare e di certo provocano fastidio in alcuni automobilisti» – afferma Michele, attivista di Extinction Rebellion e Ultima Generazione che ha illustrato a L’Indipendente la propria opinione a riguardo – «ma si tratta dell’unico modo di sensibilizzare e far muovere le persone nel breve tempo». Il fine infatti «non è disturbare la cittadinanza bensì creare essenzialmente un nuovo spazio all’interno del movimento». L’idea è quella che la marcia di protesta convenzionale non basti e che occorra «fare qualcosa in più creando conflittualità sociale non violenta» con lo scopo di dimostrare in maniera pratica, mettendo a rischio la propria stessa incolumità nonché rischiando l’arresto, che «se c’è qualcuno disposto a subire violenza senza rispondere significa che il problema denunciato è serio».

[di Raffaele De Luca]