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Uganda: gli scimpanzé, privati dell’habitat, hanno iniziato ad attaccare l’uomo

Gli scimpanzé (Pan troglody) causano da tempo seri problemi nei villaggi nello Stato dell’Africa orientale, l’Uganda. Questi mammiferi tanto simili agli uomini stanno letteralmente terrorizzando [1] le popolazioni, con una violenza sempre maggiore. Molti abitanti dei villaggi come quello di Kyamajaka, hanno infatti dovuto abbandonare le proprie abitazioni per scongiurare gli attacchi degli scimpanzé selvatici, intensificatosi nel corso degli anni come conseguenza fatale del massiccio intervento umano nel loro habitat naturale.Uno degli episodi [2] più allarmanti e violenti è avvenuto nel 2014, quando un bambino di due anni è stato rapito da uno scimpanzé gigante sotto gli occhi della madre, mentre lavorava in giardino, con i figli vicino. Dopo un’affannosa corsa da parte degli abitanti del villaggio, il corpo del piccolo è stato trovato abbandonato sotto un cespuglio, completamente sviscerato. Un episodio tanto triste e violento nasce purtroppo da un’azione incontrollata da parte dell’uomo e mai davvero modificata, nonostante se ne riconosca da tempo la gravità [3].

Come riportato in un recente report [4] del National Geographic, con l’esaurimento della terra e delle foreste e l’invivibile carenza di cibo, i primati appartenenti alla famiglia degli ominidi sono stati costretti a procacciarsi cibo altrove. E quell’altrove, è appunto rappresentato dai villaggi dell’Uganda. Alcune abitazioni sono ora vuote e “occupate” dagli scimpanzé, prima abituati a vivere nelle foreste umide dell’Uganda. La famiglia della vittima di due anni ha definitivamente lasciato la propria casa nel 2017, finendo in un luogo ben meno accogliente ma almeno senza i rischi sempre maggiori dettati dall’imponente presenza degli scimpanzé. Sono state la guerra e l’incontrollata deforestazione a distruggere gran parte dell’habitat naturale di questi mammiferi sorprendentemente vicini agli uomini, senza parlare del fatto che la popolazione di scimpanzé è stata decimata. Ecco come la possibile “convivenza” tra uomini e scimpanzé si è trasformata in un vero e proprio conflitto, che lascia vittime da entrambe le parti. Esistono casi in cui questi animali vedono gli esseri umani in maniera disinteressata, perché non percepiscono l’uomo come un nemico o un potenziale rischio. Ma è ormai noto come il comportamento degli scimpanzé cambi a seconda delle circostanze in cui sono immersi. Se la specie umana reca o ha recato danni agli scimpanzé, essi modificano il loro comportamento perché conoscono e percepiscono il concetto di aggressività.

Come gli esseri umani, gli scimpanzé sono onnivori e si adattano per sfruttare nuove fonti di cibo se quelle esistenti scompaiono. Quando sotto minaccia, questi animali difendono il loro territorio contro ogni potenziale rischio, attaccando anche, se necessario, altri gruppi della loro stessa specie. Gli scimpanzé rispondono quindi agli attacchi subiti e lo fanno senza sconti. Come riporta il già citato report del National Geographic, se viene lanciato un sasso a uno scimpanzé, questo risponde a sua volta scagliandone uno. Gli scimpanzé che sono stati attaccati attaccano poi a turno e se diventa necessario, vanno a caccia di carne. Lo studio [5] intitolato Kibale Chimpanzee Project, in cui si analizza il comportamento, l’ecologia e la fisiologia degli scimpanzé selvatici fin dal 1987, è un’ulteriore dimostrazione del peggioramento del comportamento degli scimpanzé nei confronti degli uomini. Non per un istinto naturalmente anti-umano, ma come reazione alle scelte prese dalla “più avanzata” specie umana. E gli scimpanzé rispondono procacciandosi il cibo di cui sono stati privati, organizzando vere e proprie spedizioni, specialmente di sera, verso le abitazioni dei villaggi per poi tornarsene nel loro rifugio nella foresta, sempre più tristemente privo di alberi.

[Francesca Naima]