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In diverse città italiane i cittadini sono in fila per denunciare Draghi

In questi giorni in diverse zone d’Italia i cittadini si stanno recando presso le Procure della Repubblica o in alternativa presso le caserme delle Forze dell’Ordine con il fine di denunciare il governo Draghi, accusato del reato di violenza privata. Si tratta di un’iniziativa messa a punto dall’avvocato Marco Mori che, assieme al partito Italexit, ha messo a disposizione dei cittadini italiani un atto di denuncia [1] precompilato che ognuno può facilmente scaricare e – dopo aver ovviamente inserito i relativi dati personali e la firma – consegnare.

Così, in diverse città gli italiani hanno aderito all’iniziativa. Tra queste c’è quella di Bologna [2], dove i cittadini – documento “unificato” alla mano – si sono recentemente messi in coda per sporgere denuncia nei confronti del Presidente del Consiglio Mario Draghi e dei ministri del suo governo, ma non solo. Anche a Como alcune persone hanno deciso di denunciare l’esecutivo ed infatti, come riportato da alcuni quotidiani locali [3], una dozzina di cittadini hanno depositato tra giovedì 20 e venerdì 21 gennaio presso la Procura di Como l’atto di denuncia. Va poi citata anche Biella, dove nella giornata di martedì scorso la sezione di Italexit della città ha depositato [4] presso la caserma locale 47 denunce contro il governo Draghi.

I cittadini in fila per sporgere denuncia contro il governo presso la caserma dei Carabinieri di Bologna

Venendo poi nello specifico ai motivi della denuncia, ciò che i cittadini sostengono sottoscrivendo la stessa è che – come si legge sul sito web [5] dell’avvocato Marco Mori – il Governo abbia imposto un vero e proprio «ricatto vaccinale», che «non solo è illegittimo» ma «è indiscutibile che costituisca reato». Quest’ultimo sarebbe appunto quello di violenza privata previsto dall’articolo 610 del Codice Penale [6], il quale stabilisce che «chiunque, con violenza o minaccia, costringe altri a fare, tollerare od omettere qualche cosa è punito con la reclusione fino a quattro anni».

Il testo dell’atto di denuncia, poi, contiene una lunga lista di 20 punti a sostegno dell’accusa fatta, all’interno dei quali, tra l’altro, vengono citate alcune delle misure adottate dal governo per contrastare l’emergenza sanitaria. Vengono dunque menzionati tutta una serie di provvedimenti con cui sarebbe stata attuata la «tecnica di spingere alla vaccinazione dietro minaccia», come quelli con cui è stato introdotto il green pass ed il super green pass – definito come un «obbligo vaccinale indiretto» – ma non solo.

Viene ad esempio fatta menzione dei decreti con cui è stato introdotto l’obbligo vaccinale per determinate categorie di lavoratori nonché del decreto [7] con cui recentemente «si è ancora alzata l’asticella vietando il lavoro senza avere effettuato il vaccino o essere guariti dal Covid a tutti coloro che hanno più di cinquant’anni fino al 15 giugno 2022». Un «ricatto» che «non trova alcuna legittimazione neppure nell’art. 32 [8] della Costituzione, norma che consente l’imposizione di trattamenti sanitari tramite legge, ma mai di trattamenti che siano lesivi del rispetto della persona umana». In tal senso, nell’atto di denuncia si legge che «vietare ad un cittadino di lavorare, così impedendogli di sopravvivere, è certamente contrario al rispetto della persona umana».

[di Raffaele De Luca]