mercoledì 24 Aprile 2024

Lorenzo, morto a 18 anni di alternanza scuola-lavoro

A Udine l’atmosfera è rovente dopo la morte di Lorenzo Parelli, un ragazzo di 18 anni ucciso venerdì da una trave d’acciaio nello stabilimento metalmeccanico Burimec, a Lauzacco. Che ci faceva lì? Stava svolgendo le ultime ore del suo stage di alternanza scuola-lavoro. Dopo la morte, la Procura ha aperto un procedimento per omicidio colposo nei confronti del “datore di lavoro” del giovane e per i prossimi giorni sarà probabilmente prevista l’autopsia.

Parelli era uno studente, come tutti quelli che a Roma nelle ultime 24 ore si sono radunati per un sit-in, con l’intento di raggiungere in corteo il Miur, Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca. La marcia non è arrivata a destinazione perché le forze dell’ordine sono intervenute caricando la folla. Solo un piccolo gruppo di persone, ha raggiunto la meta. Lì, davanti al Ministero, gli studenti hanno esposto uno striscione su cui era scritto: “La vostra scuola uccide. Pagherete caro, pagherete tutto. Stop all’alternanza scuola-lavoro”. Nel mentre un altro ragazzo urlava con un megafono “Non siamo noi i criminali, i criminali sono quelli che hanno ammazzato Lorenzo, sono quelli che stanno al Governo”.

Oltre alla rabbia per l’ingiusta fine di Lorenzo, nelle ultime ore sta facendo molto discutere la modalità con cui effettivamente si svolgono gli stage scolastici.

Che cosa si intende per alternanza scuola-lavoro? Per il Ministero è “una modalità didattica innovativa, che attraverso l’esperienza pratica aiuta a consolidare le conoscenze acquisite a scuola e testare sul campo le attitudini di studentesse e studenti, arricchirne la formazione e orientarne il percorso di studio e in futuro di lavoro”. E in pratica? È un sistema che prevede non meno di 400 ore di pratica lavorativa in luoghi come aziende o associazioni, in alternanza, appunto, alle ore di studio a scuola. Le aziende che vi aderiscono hanno diritto ad agevolazioni fiscali e a incentivi economici. Un’esperienza che spesso si traduce in sfruttamento istituzionalizzato e legittimato dallo Stato.

«L’alternanza scuola-lavoro non può essere trasformata in lavoro, oltretutto non retribuito, né le funzioni formative, gli stage, possono divenire l’occasione per ridurre il costo del lavoro e aumentare la produzione», ha scritto la Federazione Impiegati Operai Metallurgici. Dello stesso pensiero l’Unione degli studenti, secondo cui «Non si può considerare didattica ciò che sfrutta, ferisce e uccide». Soprattutto se non è la prima volta che accade.

Prima di Parelli – a cui è capitata la sorte più drammatica – lo scorso giugno è toccato ad uno studente di 16 anni di Rovato. Caduto giù da un cestello elevatore di cinque metri è stato immediatamente ricoverato in gravissime condizioni. Per citare ancora un esempio, il 4 febbraio 2020 a Cuneo un diciassettenne è finito in terapia intensiva dopo essere stato travolto da una cancellata in ferro, nell’azienda in cui svolgeva il suo stage. Poteva sfiorarsi la tragedia anche a La Spezia, quando il 7 ottobre del 2017 uno studente è rimasto schiacciato dal muletto che stava guidando (ovviamente senza patente).

Secondo i dati Inail tra gennaio e novembre 2021 (sì, in un solo anno) ci sono state 502.458 denunce di infortunio e 1.116 morti sul lavoro. Persone adulte rimaste uccise o ferite da un lavoro che potenzialmente conoscevano bene. Non ha senso, a maggior ragione, mettere gli studenti in una situazione di così grande insicurezza.

Ma chi ha introdotto l’alternanza scuola-lavoro?

Erano gli anni tra il 2003 e il 2005 quando l’allora Ministra dell’Istruzione Letizia Moratti introdusse l’alternanza negli istituti tecnici e professionali. Prima in forma facoltativa, poi obbligatoria. Durante il governo Renzi la pratica è stata estesa anche ai licei. Migliaia di ragazzi sono stati di fatto messi a disposizione degli interessi aziendali, imparando fin da subito a fare i conti con quanto aspetterà molti di loro dopo il diploma, innanzitutto precarietà e sfruttamento.

Ad oggi non è sufficiente chiedere che l’alternanza scuola lavoro venga abolita. Negli ultimi anni i principi stessi della scuola stanno cambiando. L’ideologia della produttività e dell’aziendalismo hanno portato a una visione sempre più aziendalistica e neo-liberista della scuola (una mutazione denunciata anche dagli studenti). L’alternanza scuola-lavoro altro non è che un tassello funzionale a questa visione della scuola come luogo di formazione di nuovi soldati del modello capitalista. Questo modello, e chi lo ha voluto ed approvato, ha ucciso Lorenzo. Per questo risuonano particolarmente intollerabili e opportunistiche le dichiarazioni di cordoglio dei politici di governo e della Confindustria.

[di Gloria Ferrari]

L'Indipendente non riceve alcun contributo pubblico né ospita alcuna pubblicità, quindi si sostiene esclusivamente grazie agli abbonati e alle donazioni dei lettori. Non abbiamo né vogliamo avere alcun legame con grandi aziende, multinazionali e partiti politici. E sarà sempre così perché questa è l’unica possibilità, secondo noi, per fare giornalismo libero e imparziale. Un’informazione – finalmente – senza padroni.

Articoli correlati

2 Commenti

  1. Nella mia azienda per ben tre anni consecutivi ho accettato di aderire al progetto alternanza scuola lavoro. Mi hanno sempre ribadito che i ragazzi ( sempre del quinto anno di liceo) non potevano lavorare ma assistere, porre domande, fare foto e prendere appunti. Il materiale raccolto sarebbe stato utilizzato per fare una relazione da portare in classe. Non mi hanno mai neanche fatto intendere che potevano svolgere alcuna mansione all’interno della mia azienda, quindi non capisco con quale autorizzazione e data da chi, li facciano lavorare.

Comments are closed.

Iscriviti a The Week
la nostra newsletter settimanale gratuita

Guarda una versione di "The Week" prima di iscriverti e valuta se può interessarti ricevere settimanalmente la nostra newsletter

Ultimi

Articoli nella stessa categoria

Grazie per aver già letto

10 dei nostri articoli questo mese.

Chiudendo questo pop up potrai continuare la lettura.
Sappi però che abbiamo bisogno di te,
per continuare a fare un giornalismo libero e imparziale.

Clicca qui e  scopri i nostri piani di abbonamento e supporta
Un’informazione – finalmente – senza padroni.

ABBONATI / SOSTIENI