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Israele valuta di abbandonare il green pass: non ha logica sanitaria

In Israele si sta valutando di cancellare il sistema relativo al Green Pass: il ministro delle Finanze, Avigdor Liberman, nelle scorse ore ha infatti comunicato tramite un tweet [1] che non vi sia alcuna «logica medica ed epidemiologica nel Green Pass» e che ciò sia condiviso da «molti esperti». «Quello che c’è, invece, è un impatto diretto sull’economia, sul funzionamento quotidiano (del Paese) e un contributo significativo alla diffusione del panico tra i cittadini», ha precisato il ministro, il quale ha altresì aggiunto di star lavorando «con tutte le parti per eliminare il green pass e preservare una routine di vita normale per tutti».

La notizia è stata riportata [2] anche dal quotidiano israeliano Jerusalem Post, il quale non solo ricorda che tali dichiarazioni sono arrivate in seguito alle affermazioni fatte da Liberman insieme al primo ministro Naftali Bennett e al ministro della Salute Nitzan Horowitz – i quali hanno fatto sapere che più di 25 milioni di test antigenici da fare a casa sarebbero stati distribuiti gratuitamente agli israeliani nei prossimi giorni – ma anche che il sistema attuale relativo al Green Pass prevede che solo le persone vaccinate, guarite o testate il giorno precedente – o 72 ore in determinati casi – possono accedere a determinate attività e luoghi e, in alcuni casi, al loro posto di lavoro. Tuttavia il numero individui che contraggono il virus nonostante siano vaccinati o guariti è salito alle stelle con la variante Omicron, e tale sistema dunque potrebbe essere cancellato.

Ad ogni modo, la sua eventuale abolizione non può essere ancora data per certa: alcuni funzionari ed esperti sanitari tra cui il direttore generale del ministero della Salute Nachman Ash – sottolinea il Jerusalem Post – sostengono infatti che la vaccinazione e la guarigione offrano ancora un certo grado di protezione e che dunque il sistema relativo al Green Pass dovrebbe essere mantenuto in vigore. Nonostante ciò, però, questi ultimi hanno anche riconosciuto che ad un certo punto potrebbe essere necessario riesaminare la questione.

Detto ciò, il ministero della Salute non ha rilasciato dati aggiornati completi sull’andamento della pandemia in Israele dalla scorsa domenica a causa di problemi tecnici, ma ad ogni modo come si può facilmente constatare [3] in Israele nell’ultimo periodo vi sono stati decine di migliaia di casi al giorno. Ad ammettere il diffondersi del contagio è stato lo stesso Ash, il quale ha affermato che «il gran numero di casi verificati e di isolamenti è molto gravoso per l’economia». Proprio per questo sono state adottate «diverse precauzioni che, per quanto implementate, ridurranno i rischi, come l’introduzione di un test necessario per uscire dalla quarantena», del quale fino ad ora non c’era bisogno dato che «il settimo giorno, le persone potevano semplicemente uscire». Insomma, come affermato dal ministro della Salute Nitzan Horowitz il governo si sta impegnando a «fornire tutti gli strumenti per salvaguardare la salute di ogni persona in Israele, oltre a preservare l’economia, l’istruzione e la vita»: in tal senso, stando a quanto dichiarato dal ministro delle Finanze, non è detto che ciò non possa determinare l’abbandono dell’attuale sistema del green pass.

[di Raffaele De Luca]