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La scuola italiana oggi riparte nel caos più totale

Come previsto dal Governo, oggi 10 gennaio la maggior parte degli alunni ha fatto ritorno in classe, ma il clima è caotico e di totale incertezza. Patrizio Bianchi, il Ministro dell’Istruzione, ha ribadito fino a ieri che «non ci sarà alcun ripensamento sul ritorno a scuola in presenza», nonostante molte Regioni e Comuni abbiano deciso autonomamente di spostare più in là – addirittura e febbraio – la ripresa delle lezioni di persona. Il Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, ha espresso le sue perplessità sulle decisioni prese in merito alla didattica, perché secondo lui «è irresponsabile aprire le scuole il 10 gennaio. […] Per quello che ci riguarda non apriremo le medie e le elementari. Non ci sono le condizioni minime di sicurezza».

Dello stesso avviso Nello Musumeci, a capo della Regione Siciliana, che ha lanciato un appello al Governo, lamentando di un vero e proprio “caos” sul tema scuola. Non sono richieste isolate. Al coro delle Regioni si sono unite anche le voci di più di 2000 Presidi – e le adesioni continuano a crescere -, che con una lettera rivolta al Premier Draghi, chiedono di posticipare la ripresa in presenza di almeno due settimane. Cosa c’è che non va? E cos’è che non funziona?

Alcuni limiti in merito alle riaperture sono stati evidenziati dal Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, secondo cui la fase di tracciamento e di testing è «insostenibile». Solo in Veneto, infatti, ci sono circa 2.400 classi in quarantena, a cui si aggiungono i docenti infetti o in malattia e quelli non vaccinati. «In questo brodo primordiale non so che cosa venga fuori, perché abbiamo grosse difficoltà». Le problematiche di cui parla Zaia preoccupano fortemente anche i sanitari e il Presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici, Filippo Anelli, che ha chiesto ufficialmente di tenere a casa gli studenti, almeno per ora, per cercare di contenere l’aumento dei contagi e dei ricoveri.

Ed è difficile pensare che questo accada se si tiene conto che nelle scuole mancano le basi per garantire una riapertura sicura. [1] Non è infatti sufficiente il calmieramento del prezzo delle mascherine FFP2, se si pensa che sarebbe necessario cambiarle spesso, soprattutto dopo 6 ore passate in classe con altri 15 compagni. Non tutte le famiglie possono affrontare questa ulteriore spesa, che dovrebbe invece essere a carico delle istituzioni. Le scuole dovrebbero essere dotate di un numero adeguato di mascherine per garantire la protezione continua di docenti e studenti, senza escludere alcuna categoria.

La verità di fondo è che la scuola ha avuto due anni per prepararsi ad affrontare momenti come questi ma ancora una volta si fa cogliere impreparata. Sono tante le misure che si sarebbero potute adottare e che in alcuni settori esistono già: dai purificatori d’aria alla ventilazione meccanica controllata, fino ai sistemi di monitoraggio indiretto basati sulla CO2. Nonostante i finanziamenti pubblici previsti dal PNRR, le aule rimangono esattamente come sono, con il solito sovraffollamento, le strutture precarie e qualità dell’aria discutibile. Nelle attuali condizioni è molto probabile che nelle micro-aule di cui le scuole sono dotate, i contagi si estenderanno a macchia d’olio. Quanti altri anni serviranno prima di adottare provvedimenti responsabili?

Una descrizione sulle criticità denunciate dagli studenti è stata espressa in un comunicato [2] rilasciato ieri dall’OSA (Opposizione Studentesca d’Alternativa) collettivo di studenti che da mesi sta portando avanti mobilitazioni e occupazioni negli istituti. “Non è stato garantito nessun tipo di tracciamento, né messa in sicurezza degli istituti, né intervento nei trasporti per mettere nelle condizioni noi studenti di rientrare dopo le vacanze in una scuola veramente sicura. Nuovamente ci stanno mandando al macello, nonostante dallo scoppio della pandemia sono passati ormai 2 anni. Continueremo a lottare fuori e dentro le scuole per mettere al centro le necessità degli studenti e di una generazione a cui è negato il presente e il futuro. Vogliamo avere voce in capitolo suoi fondi del PNRR perché vengano spesi per risolvere i nostri problemi e per venire incontro alle nostre esigenze. La scuola deve essere in presenza, vanno garantiti tamponi e mascherine gratuite a tutti gli studenti, serve un piano di assunzione di docenti e personale ed è necessario mettere in sicurezza le strutture scolastiche: la soluzione non può essere convivere con il virus o ritornare alla DAD. Il fallimento di questo sistema è sotto gli occhi di tutti, noi risponderemo con la lotta“.

[di Gloria Ferrari]