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La censura di Facebook in Italia colpisce ancora: è la volta de L’AntiDiplomatico

La censura di Facebook è tornata ad abbattersi in Italia: negli scorsi giorni infatti la pagina social de L’AntiDiplomatico – una testata regolarmente registrata al tribunale di Roma – è stata bloccata rendendo impossibile pubblicare articoli e contenuti all’interno della stessa, che conta oltre 140mila follower. Il blocco è scattato dopo che il social network ha censurato, nell’arco di una settimana, due post de L’AntiDiplomatico: il primo è stato rimosso in seguito ad un fact-check di Open – il giornale online fondato da Enrico Mentana che negli scorsi mesi si è affiancato [1] alla testata Pagella Politica con il fine di monitorare i post in lingua italiana – ed aveva ad oggetto un video in cui un farmacista mostrava i risultati delle persone positive al Covid della giornata mettendoli in relazione con il loro status vaccinale. Il secondo post invece, che ha determinato il successivo blocco della pagina, è stato censurato poiché giudicato in violazione con gli standard della Community in materia di disinformazione ed in quanto tale avrebbe potuto causare violenza fisica.

Si trattava tuttavia – come sottolineato da l’AntiDiplomatico che ha commentato la vicenda tramite un articolo [2]di un un post ironico che prendeva in giro le fake news diffuse dal mainstream nell’ultimo anno e che infatti su Instagram (di proprietà dell’impresa statunitense Meta, a capo anche di Facebook) non è stato censurato. In realtà però anche il primo post censurato non è stato bloccato sulla pagina Instagram de L’AntiDiplomatico, che sottolinea altresì come i due post siano presenti su altre decine e decine di pagine Facebook.

Detto questo, sempre L’AntiDiplomatico ha poi ieri comunicato [3] che la propria pagina Facebook è tornata attiva ma che il via libera datogli dal social network sia «fittizio» in quanto la stessa rischia comunque di essere nascosta e presenta una «distribuzione ridotta e altre restrizioni” a causa delle “continue violazioni degli standard della Community». Un modus operandi che la redazione de L’AntiDiplomatico non condivide, motivo per cui essi chiedono «la fine dello “shadowbanning” fino ad oggi basato su argomentazioni ridicole». Si tratta però di un danno importante per la testata, in quanto «Facebook rappresenta da sempre per l’AntiDiplomatico il primo canale di ingresso di visite». Ad ogni modo, non essendo più disposto ad «accettare ricatti», l’AntiDiplomatico sta cercando una via alternativa, invitando i lettori ad iscriversi al proprio canale Telegram.

Inoltre, la testata annuncia che intraprenderà una causa legale contro NewsGuard, definito un «autoproclamato ministero della verità che, in collaborazione con la Commissione europea e fact-checkers dei giganti Usa di internet, dà il green pass su quale informazione possa o non possa essere filtrata all’opinione pubblica italiana». In tal senso, L’AntiDiplomatico critica anche il fatto che i fact-checkers non sono intervenuti quando il Presidente del Consiglio Mario Draghi diffuse la «fake news dell’anno» [4], ossia quella secondo cui con il Green Pass gli italiani avrebbero avuto la «garanzia di trovarsi tra persone non contagiose». Insomma, il problema è rappresentato dal fatto che questo tipo di censura va a colpire sempre in un’unica direzione.

Non si tratta certo della prima volta che Facebook censura contenuti senza basarsi su fondamenta solide: anche L’Indipendente infatti è stato in passato censurato [5], con Facebook che ha giudicato un’informazione da noi data come falsa nonostante essa fosse vera. È evidente dunque che tale modus operandi ci ponga davanti ad un questione di rilevanza fondamentale, ossia: chi controlla che vengano rispettati i dettami costituzionali, se la censura è affidata a multinazionali private?

[di Raffaele De Luca]