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Afghanistan, le donne non potranno percorrere più di 72 chilometri senza un uomo

Domenica 26 dicembre per le donne afghane è stato un altro giorno nero in materia di diritti. I talebani, che detengono il potere su tutto il Paese da ormai quattro mesi, hanno dichiarato che alle donne non sarà permesso percorrere distanze maggiori di 72 chilometri senza essere accompagnate da un uomo. A deciderlo è stato il Ministero per la Promozione della Virtù e la Prevenzione del Vizio, che ha stabilito inoltre che i tassisti non potranno far salire sulle proprie auto donne senza velo.

Con questi divieti, la vita in Afghanistan sembra viaggiare al contrario. Durante il primo regime talebano (dal 1996 al 2001), i diritti delle donne erano quasi praticamente assenti e le imposizioni erano pressoché identiche a quelle di adesso. All’epoca, ad esempio, le donne non potevano uscire di casa senza che ci fosse un maschio “a fare la guardia”. È facile trovare delle analogie con l’attualità. 

Sono tematiche su cui i governi stranieri stanno insistendo molto: senza il rispetto dei diritti fondamentali non sono disposti a riconoscere il governo dei talebani come tale. Un grosso ostacolo che impedisce ai talebani stessi di accedere agli aiuti economici necessari a risollevare un paese [1] in cui alla maggior parte delle donne non è permesso lavorare o studiare. A settembre i talebani avevano ribadito che avrebbero permesso alle donne di frequentare l’università, ma ad oggi i corsi riservati a loro sono pochi e non sono ancora chiare le dinamiche con cui potrebbero eventualmente accedervi. Al momento, nella quasi totalità dei casi, è permesso solo agli studenti maschi frequentare le scuole secondarie, necessarie per accedere all’università. Questo limita ancora di più le possibilità (fino quasi ad annullarle) per una donna di procedere negli studi.

Le repressioni, tuttavia, si susseguono ormai da qualche tempo e sembrano andare tutte nella stessa direzione: ricalcare la supremazia maschile. Come? Offuscando l’identità femminile. Poco più di un mese fa i talebani hanno varato il divieto per le donne di apparire in tv, su tutte le reti televisive. Niente telenovele, niente programmi di qualsiasi tipo. E per le poche “superstiti”, come giornaliste o presentatrici, è d’obbligo tenere sempre il capo coperto. Prima ancora, i talebani insieme ai sostenitori avevano cancellato, imbrattandole con la vernice nera, le immagini di donne nelle pubblicità per strada o fuori da alcuni esercizi commerciali.

Per alcuni momenti e alcune decisioni prese, si ha avuto l’impressione che i talebani stessero adottando anche alcune misure in favore del genere femminile. Tra queste, il regime ha vietato il matrimonio forzato e ha concesso alle vedove il diritto di ricevere una quota dei beni dei mariti. Piccoli passi in avanti che non possono colmare il divario generato, invece, dagli impedimenti. E potrebbero, tra l’altro, essere stati messi in atto solo per “ingannare” le potenze straniere e ottenere la loro approvazione.

Probabilmente lo stesso motivo per cui i talebani continuano a sostenere che i divieti imposti sono temporanei, promettendo di non far regredire il Paese alla condizione del primo regime. Ma al momento non esiste alcuna garanzia che questo non accadrà.

[di Gloria Ferrari]