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Israele allarga i piani di occupazione del Golan siriano

Dalle parole ai fatti. Il Primo Ministro israeliano, Naftali Bennet, dopo l’annuncio di due mesi fa, è pronto a passare ai fatti dei piani di popolamento e sviluppo delle alture del Golan. Come anticipato dal rapporto di Haaretz, [1] il Primo Ministro porta avanti la formazione di un “comitato speciale di pianificazione” a cui sarà concessa ampia autorità al fine di accelerare i piani di sviluppo e costruzione del Golan. L’equivalente di circa 300 milioni di euro verranno investiti dal governo israeliano per il piano di insediamento e sviluppo delle alture del Golan, altopiano siriano conquistato militarmente da Israele nel lontano 1967 e da allora occupato, nonostante secondo la legge internazionale e l’Onu esso dovrebbe essere restituito alla Siria.

Verrà [2] ampliata la cittadina di Katzrin aggiungendo due nuovi quartieri e verranno edificate due nuove città, Asif e Matar. Oltre a queste opere si aggiungono circa 8.000 unità abitative distribuite tra 18 moshavim, 10 kibbutz e 4 villaggi. Sistemi di trasporto e strutture sanitarie verranno costruiti in tutte le zone interessate e un piano di sviluppo economico per la regione prevede lo stanziamento di fondi per il turismo e la creazione di circa 2.000 posti di lavoro nei settori agri-tech, alberghiero, agricolo e commerciale. In una nota del governo si dice che le alture del Golan diventeranno la «capitale energetica del rinnovamento».

Nell’ottobre scorso, parlando alla Makor Rishon Golan Conference di Haspin – nel Golan meridionale – ad un evento organizzato dal giornale Makor Rishon, legato alla destra e ai movimenti per l’insediamento ebraico, il Primo Ministro Bennet aveva dichiarato: «Le alture del Golan sono un obiettivo strategico. Raddoppiare le comunità in esso è un obiettivo del governo di Israele». Tra gli applausi della folla ha poi categoricamente affermato: «Le alture del Golan sono israeliane, punto e basta». Bennett alla conferenza nel Golan ha fatto chiaramente appello alla destra menzionando, ad esempio, la storica decisione del 1981 dell’allora Primo Ministro Menachem Begin che estese la legge israeliana alle alture del Golan.

Inoltre, in tale occasione, Bennet  sottolineò il fatto che quasi tre anni fa l’amministrazione statunitense guidata da Trump abbia deciso di riconoscere la sovranità israeliana [3] sul Golan e che l’amministrazione attuale di Biden non ha contestato tale decisione. Tale cosa è stata ribadita e sottolineata adesso in occasione dell’annuncio ufficiale del piano e dello stanziamento dei fondi necessari alla sua implementazione.

Il piano del Primo Ministro Israeliano prevede di quadruplicare il numero degli abitanti israeliani, portandolo dagli attuali 27.000 ai 100.000 di fine decennio. Dai conteggi sono quindi esclusi i circa 30.000 arabi che vivono sulle alture del Golan e che si sentono ancora legati alla patria siriana. Lo sceicco Qasem Mahmoud al-Safadi di Majdal Shams, uno dei quattro villaggi drusi sulle alture del Golan, ha detto [4]: «Il Golan è una parte inseparabile della Repubblica araba siriana, e la legge di annessione è nata morta, e il suo valore non vale l’inchiostro su cui è stata scritta. Siamo arabi siriani; apparteniamo al popolo arabo siriano».

L’idea di un “comitato speciale di pianificazione” deriva evidentemente dal desiderio di Bennett di rapidi progressi da poter utilizzare con il suo bacino elettorale così come l’inquadramento del Golan in termini di sicurezza nazionale di fronte alla instabilità siriana e la minaccia iraniana.

La regione di confine del Golan sotto il controllo di Israele si estende per 1.800 chilometri quadrati strappati alla Siria con la Guerra dei Sei giorni (1967) e poi successivamente mantenuti con la Guerra dello Yom Kippur del 1973. L’ONU non riconosce la sovranità israeliana su questa porzione di territorio e il Consiglio di Sicurezza, con la Risoluzione 497 del 1981, ha dichiarato che la legge d’Israele sulle alture del Golan è da considerarsi “nulla e senza effetti legali internazionali”.

[di Michele Manfrin]