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Boeing e Airbus lanciano un allarme sul 5G: può interferire sui voli

Le dirigenze di Boeing e Airbus hanno inviato una lettera tutt’altro che natalizia al Segretario dei Trasporti statunitense, Pete Buttigieg. Nel comunicato, le due aziende manifestano al Governo apprensione nei confronti del sistema 5G, sistema che, secondo la loro testimonianza, rischia di interferire sui sistemi di navigazione degli aeroplani di linea, soprattutto con i radar utili a far funzionare l’altimetro.

Tali timori, vale la pena chiarirlo subito, sono virtualmente plausibili: non è insolito che le trasmissioni di dati possano accavallarsi su medesime frequenze e tradursi in disturbi fastidiosi – ne abbiamo un esempio [1] nelle interazioni tra Rete 4G e certi apparecchi televisivi -, tuttavia la banda presa in analisi in questo contesto risulta limitata tra i 4,2 e i 4,4 GHz, gamma che, stando alle conclusioni [2] della Federal Aviation Administration (FAA), non ha mai sviluppato alcun genere di contrattempo. Una posizione forte, se si considera che la stessa FAA stia dando voce ai timori sul 5G.

Ci si sta fasciando la testa prima di avere un’idea concreta dell’effettivo fattore di rischio, insomma, tuttavia sembra che a impensierire le due compagnie aeree non sia tanto la sopravvivenza dei propri passeggeri, quanto il fattore economico. La lettera siglata da Boeing e Airbus non manca infatti di far notare che l’avvento del 5G imporrebbe di sponda maggiori controlli e inedite complicazioni, quindi ulteriori costi.

In tal senso, la Airlines for America, una delle lobby storiche dell’aviazione USA, ha ipotizzato che se i nuovi regolamenti previsti dalla FAA per gestire le frequenze fossero entrati in vigore nel 2019, 345.000 voli passeggeri e 5.400 cargo avrebbero subito ritardi o cancellazioni. La Casa Bianca si trova dunque tra l’incudine e il martello: da una parte vi sono i giganti dell’aviazione, i quali chiedono di posticipare l’avvio dei servizi 5G di AT&T e Verizon – previsti per il 5 gennaio -, dall’altra c’è l’alto costo che deriverebbe dal ritardare una risorsa digitale su cui sta confidando l’intera economia americana.

Per avere un’idea della portata del potenziale contraccolpo basti ricordare che AT&T e Verizon hanno messo in campo 80 miliardi di dollari [3] per mettere le mani sulle frequenze statunitensi del 5G e che il Boston Consulting Group ha stimato che un eventuale procrastino potrebbe pesare 50 miliardi di dollari [4] sulle previsioni di crescita economica del Paese. La mole di questi potenziali interessi finanziari finirà quasi certamente con il mettere a tacere le preoccupazioni sollevate, tuttavia vale la pena notare che lo scorso febbraio anche gli Emirati Arabi Uniti e la Francia abbiano diffuso circolari in cui segnalavano i potenziali rischi che la nuova Rete potrebbe avere sui sistemi di navigazione dei velivoli.

In sostanza, il tema 5G e radar aerei è degno di attenzione, ma non per questo si merita la preoccupazione che gli si sta cucendo addosso. Il mercato delle frequenze può tranquillamente essere tarato tenendo conto di questi ostacoli, assicurandosi che non ci siano sovrapposizioni di banda e che i rischi superflui vengano eliminati. Certo, il fare una quadra della situazione potrebbe essere complesso, nonché limitare il margine di guadagno derivante dalla digitalizzazione, tuttavia la minaccia sembra nascondersi più nella cupidigia umana che nei mezzi tecnologici veri e propri.

[di Walter Ferri]