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Crimini ambientali, dall’Europa un passo nella giusta direzione

Un traguardo significativo nella lotta ai crimini ambientali in ambito europeo è arrivato con la proposta, adottata dalla Commissione europea il 15 dicembre scorso, per la revisione della direttiva Ue sulla repressione dei crimini ambientali. Soddisfatto il Wwf [1], soprattutto per il rafforzamento delle sanzioni, con la reclusione di almeno 10 anni per i delitti ambientali più gravi. La nota associazione ambientalista, non a caso, attraverso il progetto SWiPE, ha anche partecipato al processo di consultazione pubblica per la necessaria revisione. Nel 2020, infatti – come hanno spiegato – la valutazione sulla Direttiva rilevava come non fossero stati raggiunti gli obiettivi e come ci fossero ampi margini di miglioramento.

Tra i punti in esame figurano “l’ampliamento dell’ambito di applicazione della Direttiva, disposizioni specifiche per tipologie e livelli di sanzioni penali e un elenco armonizzato di strumenti investigativi transfrontalieri disponibili per gli Stati membri dell’Ue nel contrasto alla criminalità ambientale”. La proposta punta inoltre a stabilire nuovi reati ambientali in tutta l’Unione, come il commercio illegale di legname, il riciclaggio illegale di navi o l’estrazione illegale di acqua. Chiarisce poi le definizioni esistenti, determinando una maggiore certezza del diritto. Infatti, i reati contro l’ambiente, nonostante ancora oggi rappresentino il quarto tipo di attività illecita più diffuso al mondo, è più raro che vengano perseguiti e, se ciò avviene, chi li commette viene punito in modo decisamente più leggero rispetto a chi si macchia di altri crimini. Alla luce poi di un tasso di crescita annuale che per gli ecoreati oscilla tra il 5 e il 7 per cento, è quindi un bene che l’Europa stia valutando seriamente un cambio di rotta.

Il progetto SWiPE del Wwf ha inoltre sottolineato “l’importanza che gli Stati membri considerino i crimini contro la fauna selvatica e le foreste come reati gravi, il che consentirebbe di mobilitare le risorse umane e finanziarie necessarie, nonché darebbe all’Ue una maggiore influenza nel chiedere ai paesi partner di dare priorità al problema”. La nuova proposta, nel complesso, affronta così le principali carenze che finora non hanno permesso una piena eradicazione dei crimini contro l’ambiente. Nei prossimi mesi, comunque – fanno sapere dall’associazione – verranno ulteriormente analizzate le soluzioni proposte e verranno seguite le discussioni al Parlamento europeo e al Consiglio al fine di garantire che siano soddisfatte le premesse per affrontare efficacemente detti illeciti nell’Ue.

[di Simone Valeri]