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Nella finanziaria spunta un emendamento che riduce le tasse a Philip Morris

Quattro parlamentari leghisti hanno presentato un emendamento alla finanziaria per eliminare l’incremento progressivo dell’incidenza fiscale per il 2022 e il 2023 applicata al tabacco riscaldato. Si tratta di un settore nel quale la Philip Morris International (PMI) gioca il ruolo di leader mondiale. Il tutto a poco più di un anno dall’inchiesta, ancora aperta, che ha rivelato il legame tra Philip Morris e la Casaleggio Associati e i numerosi benefici fiscali dei quali ha goduto di conseguenza la multinazionale del tabacco, elargiti dal primo governo giallo-verde di Conte.

A presentare l’emendamento alla finanziaria sono quattro parlamentari della Lega: Faggi, Ferrero, Testor e Tosato. Ne dà notizia il Riformista [1], autore poco più di un anno fa dell’inchiesta che aveva portato alla luce il legame [2] tra il colosso dell’industria del tabacco Philip Morris e la Casaleggio Associati, la società operante per il M5S che ha sviluppato la piattaforma Rousseau. Dall’inchiesta era emerso come PMI avesse versato oltre due milioni di euro nelle casse della Casaleggio Associati per alcune consulenze. A queste operazioni erano corrisposti importanti benefici fiscali per PMI, concessi dall’allora governo di coalizione Lega-M5S guidato da Giuseppe Conte.

La storia sembra tornare a ripetersi, questa volta grazie al partito di Salvini. A giudicare se l’emendamento sia attuabile sarà infatti il sottosegretario del Ministero dell’Economia e della Finanza, Federico Freni, il quale di recente ha sostituito il leghista Durigon nell’incarico e che ha stretti legami con Salvini e il suo partito.

Il leader della Lega Matteo Salvini avrebbe stimato, in caso di approvazione dell’emendamento, una perdita dello Stato di “appena 55 milioni”: secondo il Riformista la cifra ammonterebbe almeno a 75 milioni di euro per il 2022 e 150 per il 2023, considerato che il tasso di crescita del tabacco riscaldato si aggira intorno al 60% su base annua. Anche considerando un tasso di crescita più basso, le cifre sarebbero comunque molto più alte di quelle suggerite dal leader della Lega. Una perdita che va a intaccare direttamente le tasche dello Stato e, di conseguenza, dei cittadini.

Nemmeno la crisi innescata dalla pandemia è riuscita a intaccare il potere della lobby. Nel 2020 viene infatti bocciato dal Governo l’emendamento presentato da Cittadinanza attiva e firmato da numerosi parlamentari che proponeva il rialzo delle tasse sul tabacco riscaldato e la creazione di un fondo cospicuo a sostegno della sanità, messa fortemente in crisi dalla pandemia da covid-19.

Secondo quanto riporta il Riformista nello stesso periodo l’Università di Bologna ha diffuso uno studio che rivelava che nel tabacco usato per le sigarette elettroniche Philip Morris erano contenute sostanze cancerogene. L’informazione è stata prontamente accantonata dal Governo, che ha evidentemente preferito schierarsi per gli interessi della lobby del tabacco. La quale, con un esborso di poco più di due milioni di euro (una cifra esigua per una multinazionale della portata di PMI) ha avuto la meglio sul diritto alla salute dei cittadini.

[di Valeria Casolaro]