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Torino, la multinazionale Yazaki licenzia i dipendenti in videochiamata

Una videochiamata su Zoom con il capo, che in pochi minuti annuncia a tre dipendenti che sono licenziati con effetto immediato causa delocalizzazione del loro ufficio in Portogallo. È quanto capitato a tre impiegate nella sede di Grugliasco (Torino) della multinazionale giapponese Yazaki. Alle tre dipendenti sono stati immediatamente negati gli accessi alla piattaforma aziendale. Un licenziamento subito da parte di una multinazionale che non ha nessuna crisi aziendale in corso, giustificata con la sola decisione di spostare parte degli uffici in un altro paese europeo. Così, senza alcun preavviso, sono state lasciate senza lavoro tre donne, tra loro anche una madre separata di 50 anni. La Yazaki è una società che produce e commercializza cablaggi e sistemi di distribuzione elettrica per autoveicoli e che tra i primi clienti ha Stellantis, ovvero la ex Fiat.

A dare notizia del fatto sono stati i sindacati Cgil e Cisl. «Sono stati chiamati all’improvviso dai responsabili italiani dell’azienda, dicendo che era stato deciso così a livello europeo e che loro non potevano farci niente e li hanno licenziati — ha raccontato [1] Stefania Zullo della Fisascat Cisl Torino al Corriere della Sera —. Avevamo avuto rumors di chiusure e problemi dalla Germania, essendo Yazaki una multinazionale, ma all’incontro del 10 settembre l’azienda ci aveva rassicurato, dicendo che erano voci prive di fondamento-. Nel 2021 Yazaki Italia ha fatto un solo giorno di cassa integrazione e ha chiuso il 2020 in utile — prosegue Zullo — eppure nella comunicazione effettuata ai tre lavoratori, la società ha detto che l’emergenza sanitaria li ha colpiti. Nel licenziare i tre impiegati non ha preso neanche in considerazione l’ipotesi di ricollocarli al proprio interno».

Continuano così i licenziamenti delle multinazionali in Italia a causa delle delocalizzazioni [2]. Una materia sulla quale il governo Draghi si sta mostrando del tutto inerte. In seguito alla notizia il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, ha rilasciato [3] parole apparentemente molto dure: «Non è giusto che possa cascare un licenziamento come una tegola dal tetto sulla testa di chi passa. Non è possibile che questo avvenga, non corrisponde alle indicazioni della nostra Costituzione […] Non possiamo diventare un Paese dove si viene a fare le vacanze, ma un Paese che deve mantenere un patrimonio industriale». Tuttavia le reali priorità di un governo si deducono dalle azioni messe in campo e non dalle dichiarazioni in favor di telecamera. Per questo le parole di Orlando suonano di facciata, considerando il fatto che lui stesso e il Partito Democratico di cui fa parte, non si sono mossi in alcun modo per varare una legge che regolamenti in modo severo le delocalizzazioni. Una proposta in questo senso è già pronta, depositata in Parlamento poche settimane fa e scritta direttamente dagli operai della GKN di Firenze [4] (un’altra multinazionale che ha licenziato senza causa, se non quella di spostare la produzione dove risulta più conveniente). Se nel governo vi fosse una reale intenzione di impedire questi licenziamenti, basterebbe approvarla.