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Toscana, Pd e Italia Viva smantellano la legge sul territorio più avanzata d’Italia

La legge toscana sul territorio e l’urbanistica, considerata la “più avanzata d’Italia”, è stata modificata con 21 voti a favore, 11 astensioni e 3 contrari. La proposta viene dal nuovo centrosinistra capeggiato da Eugenio Giani con l’appoggio di Italia Viva. In opposizione, il Movimento 5 stelle, diverse associazioni, tra cui Legambiente, e vari sindacati. L’obiettivo – hanno dichiarato i proponenti – è quello di favorire una semplificazione normativa. Intento visto, invece, come un pretesto da chi è contrario alla modifica.

La legge regionale 65/2014 della Toscana, nota come legge Marson, ha già subito diverse correzioni nel tempo, ma mai sostanziali come queste ultime. Secondo i consiglieri contrari alle più recenti modifiche si tratta infatti di una vera e propria rottamazione della norma, «una deregolamentazione in piena regola». Tra le principali novità introdotte c’è l’ampliamento della nozione di ristrutturazione edilizia, la possibilità che vengano inclusi anche interventi di aumento di volumetria, la proroga del piano operativo dei Comuni da tre a cinque anni e il dimezzamento dei tempi di attesa per l’autorizzazione sismica. Ad ogni modo, che la legge venisse rivisitata era solo questione di tempo. Bersagliata di critiche fin dal principio, non ha mai infatti trovato il sostegno di certe categorie economiche e politiche. Quando fu concepita, dall’allora assessora all’urbanistica Anna Marson, gettò le basi per un Piano di indirizzo territoriale (Pit) estremamente all’avanguardia. «Un ettaro di terra usato per la pastorizia – commentava [1] nel 2014 Marson – non vale quasi nulla e riceve pochi finanziamenti. Un ettaro di vigne nella zona di Montalcino può valere anche cinquecentomila euro e ricevere circa quindicimila euro di finanziamento per impiantare una vigna. In pratica con l’uva ottieni una rendita fondiaria, corroborata da soldi pubblici». Uno squilibrio che la legge puntava a correggere, motivo per cui è stata da sempre attaccata da chi ha interessi nel settore viticolo, ma non solo.

«Molti aspetti, prima supervisionati direttamente dalla Regione – ha spiegato [2] Irene Galletti, capogruppo M5S in Consiglio regionale della Toscana – vengono estremamente semplificati con inserimenti impropri di procedure autorizzative di tipo ‘silenzio assenso’ o attraverso la compressione delle competenze regionali, trasformando certi interventi quasi in un rapporto esclusivo tra il Comune e il soggetto privato, aprendo a iniziative che aumentano il carico urbanistico e spingendo verso un eccesso di consumo di suolo».

Inutile il tentativo di Cgil, Sunia (Sindacato Unitario Nazionale Inquilini e Assegnatari), Fillea e Legambiente Toscana, che – con una lettera [3] indirizzata alle istituzioni – hanno cercato di impedire che la legge venisse modificata. «Occorre preservare il territorio toscano inteso come giacimento di interessi collettivi, di tipo economico, sociale, ambientale e paesaggistico – hanno scritto – arginando le intenzioni presenti e future di ridurre gli strumenti di pianificazione al solo piano operativo, riducendolo a una negoziazione caso per caso, a porte chiuse, tra un singolo Comune e portatori di interessi particolari anche speculativi e di rendite immobiliari improduttive, ingenerando il rischio, ancor più grave, di favorire infiltrazioni della criminalità organizzata». E sebbene i fautori delle modifiche rassicurino che si avrà «solo semplificazione delle norme», non si comprende e non convince l’intento di alterare una legge ben vista [4] dal Consiglio nazionale degli architetti e partorita da una professoressa ordinaria di Tecnica e pianificazione urbanistica.

[di Simone Valeri]