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Le occupazioni studentesche non si fermano: ormai sono 50 solo a Roma

Nell’ultimo periodo sono in costante aumento le occupazioni scolastiche nelle città italiane: tra queste vi è soprattutto Roma, dove sono oltre 50 gli istituti del centro e della periferia che dall’inizio di ottobre ad oggi sono stati occupati dagli studenti. Nella capitale praticamente non passa giorno in cui i ragazzi non esprimano in tal modo il loro dissenso, ed in alcune occasioni sono anche state occupate più scuole contemporaneamente. Mercoledì, ad esempio, i giovani hanno imposto la loro volontà in 3 differenti istituti: l’Azzarita ai Parioli, il Giorgi in zona Palmiro Togliatti e l’Avogadro al Trieste-Salario. Si tratta di una serie di mobilitazioni non scollegate tra loro, dato che la richiesta degli studenti è pressoché la medesima: essere ascoltati e rimettere al centro del paese un dibattito serio sull’istruzione pubblica.

In tal senso, si legge in un comunicato [1] dell’OSA (Opposizione Studentesca d’Alternativa), la scuola attuale «non assolve i suoi compiti pedagogici» ed è «allo sbando totale» in quanto con l’arrivo della pandemia è stata «incapace di garantire in sicurezza, in continuità e senza discriminazione di classe il servizio di formazione, con istituti fatiscenti, insegnati precari, lavoratori sottorganico, finanziamenti inadeguati e studenti-merce piazzati in orari sconclusionati come fossero pacchi da consegnare». I ragazzi criticano quella che definiscono la «scuola dei padroni», alla quale si oppongono: «La scuola siamo noi» – infatti affermano – «noi che lottiamo per un’istruzione fuori dalla logica del profitto, per una scuola pubblica, per un lavoro garantito, pagato e tutelato, per un insegnamento che punti alla conoscenza, e non al nozionismo». È per questi motivi dunque che, come spiegato all’interno di un testo [2] inviatoci proprio dagli studenti dell’OSA, non c’è più «nulla da recuperare o difendere in questo modello scolastico».

Detto ciò, nonostante le scuole italiane siano effettivamente in pessime condizioni [3], le occupazioni studentesche hanno anche determinato l’emergere della repressione da parte delle autorità. Ad ottobre infatti all’esterno del liceo artistico Ripetta di Roma – uno dei primi istituti occupati nella Capitale – un gruppo di studenti è stato caricato dalla polizia [4] in assetto antisommossa ed un diciassettenne è rimasto ferito. A questo si aggiunga che negli scorsi giorni il presidente dell’Associazione Nazionale Presidi (ANP), Antonello Giannelli, ha praticamente invocato la repressione affermando [5]: «Le occupazioni sono atti illegali da impedire con l’intervento della forza pubblica». Infine a chiudere il cerchio sono state le dichiarazioni di Mario Rusconi, presidente dell’ANP di Roma, che ha definito le occupazioni «un’inutile perdita di tempo a scapito della maggioranza degli studenti». Dichiarazioni che però non hanno di certo lasciato indifferenti i ragazzi dell’OSA, che per tal motivo hanno «sanzionato la sede dell’ANP» [6] scrivendo sotto le finestre della stessa «la scuola siamo noi» e precisando che le affermazioni di Rusconi hanno screditato le ragioni che ogni giorno li spingono a «lottare per una scuola diversa».

[di Raffaele De Luca]