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La procura di Bolzano indaga le scuole parentali (ma sono garantite dalla costituzione)

La Procura di Bolzano ha aperto un fascicolo per indagare le scuole parentali sul territorio e verificare eventuali casi di “lesione del diritto allo studio” dei minori. La decisione giunge in seguito al vero e proprio boom di questi modelli educativi alternativi, oggi frequentati da 629 alunni contro gli appena 30 del periodo pre-pandemico. La mossa della Procura è stata accolta con favore dall’amministrazione altoatesina che, dopo aver introdotto nuove restrizioni per far fronte ai contagi, appare in cerca di ulteriori strumenti per “ricondurre all’ordine” le famiglie non vaccinate. Secondo le istituzioni il fenomeno è infatti alimentato da famiglie denominate “no vax” e “no mask” che cercano in questo modo di aggirare le restrizioni. Tuttavia le forme di scuola alternativa sono ammesse dalla Costituzione e normate da leggi della Repubblica, quindi non è chiaro di cosa possano essere accusate le famiglie che hanno scelto questa forma di istruzione.

Le forme di scolarizzazione alternativa sono in crescita in tutta Italia, ma in Alto Adige si tratta di una vera e propria impennata, specie tra i bambini madrelingua tedeschi. Casolari abbandonati, case private, cortili, spazi all’aperto sono stati così convertiti in aule: dieci scuole sono state individuate nei boschi della Valle Aurina, Alta Val Venosta e Passiria. In tutto sono 629 gli alunni usciti dalle strutture scolastiche, contro i 30 del periodo pre-pandemico: 40 nella scuola italiana, 20 in quella ladina, 569 nell’istituto tedesco.

Per la procura dei minori di Bolzano si tratta di un fenomeno allarmante che starebbe causando un calo dell’istruzione e avrebbe un’influenza negativa sulla sfera sociale ed emotiva dei giovani. Per queste motivazioni, è stato aperto un fascicolo sull’esplosione dell’istruzione parentale e la procura ha chiesto di segnalare i casi esposti al rischio di “lesione allo studio”. Una richiesta immediatamente ascoltata dalla sovrintendente della scuola di lingua tedesca, Sigrun Falkensteiner, la quale ha avviato delle ispezioni nei confronti delle famiglie che hanno ritirato i figli da scuola. Formalmente, però, spesso si tratta di proprietà private e i controlli [1] non possono essere svolti. Per provare quindi ad arginare il fenomeno, il Consiglio provinciale ha varato un emendamento sull’istruzione parentale che prevede regole precise, più controlli e un esame di fine anno nella scuola di appartenenza e non altrove: in futuro si dovrà fare domanda e dopodiché, seguirà un colloquio di consulenza al fine di verificare l’idoneità di chi si farà carico dell’insegnamento parentale; durante l’anno saranno possibili delle visite, anche se per l’ingresso nei locali privati servirà il consenso dei genitori. Infine, come richiesto dalla Garante dei Minori, andrà verificato il benessere emotivo dei giovani.

Le mosse istituzionali potrebbero far credere che l’homeschooling e la scuola parentale siano una novità che segue lo scoppio della pandemia, e che ciò che preoccupa di più, sia la modalità formativa piuttosto che il mancato rispetto delle norme di sicurezza. Eppure, i genitori che hanno deciso di ritirare i figli da scuola, possono appellarsi a una legge specifica. L’homeschooling – o istruzione domiciliare – e la scuola parentale sono modalità scolastiche [2] costituzionalmente riconosciute e regolamentate dal decreto 76 del 2005 [3], il quale specifica che il bambino/ragazzo può essere istruito al di fuori delle strutture scolastiche pubbliche e private, nella piena responsabilità dei genitori (Art. 30 [4] della Costituzione Art. 26 [5] della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e Principio settimo [6] dei Diritti del Fanciullo).

La Costituzione prevede la libertà della famiglia nel decidere di assumere un ruolo centrale nella formazione dei propri figli. Sia l’homeschooling che la scuola parentale rientrano in quella che, in ambito giuridico, viene definita educazione parentale [7]. Difatti, al di là dei provvedimenti presi in Alto Adige, la regolamentazione italiana prevede già che entrambe rispettino indicazioni ben precise: i genitori o tutori che per i figli scelgono l’istruzione al di fuori delle tradizionali strutture scolastiche, devono plasmare il percorso formativo seguendo meticolosamente le indicazioni dal Ministero dell’Istruzione. Non è chiaro, quindi, di cosa siano formalmente accusabili le famiglie che hanno scelto – a prescindere dalla motivazione – questa forma di istruzione per i figli. Piuttosto evidenti appaiono invece i fini politici.

[di Eugenia Greco]