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Governare il Paese come una banca: con Draghi record di decreti e voti di fiducia

Una media di 4,2 decreti legge ogni mese, il ricorso a 26 voti di fiducia da quando è in carica (media di tre al mese). Sono numeri senza precedenti quelli che testimoniano come il governo Draghi stia esautorando il Parlamento da quello che sarebbe il compito assegnatogli dalla Costituzione, ovvero l’esercitare il potere legislativo. I dati testimoniano come il governo sia inteso da Draghi alla stregua di una governance aziendale, del quale l’ex capo della Banca Centrale Europea è l’indiscutibile amministratore delegato.

Durante la presente legislatura, dal 23 marzo 2018 al 31 ottobre 2021, sono state approvate 228 leggi: due leggi di revisione Costituzionale di iniziativa parlamentare (la legge costituzionale n. 1 del 2020 di riduzione del numero dei parlamentari e la legge n. 1 del 2021, che modifica l’articolo 58 della Costituzione, in materia di elettorato per l’elezione del Senato della Repubblica) e 226 leggi ordinarie (80 leggi di conversione di decreti-legge e 146 altre leggi ordinarie, 102 di iniziativa governativa, 42 di iniziativa parlamentare e 2 di iniziativa mista popolare e parlamentare). Dai governi Conte e Draghi stati emanati anche 114 decreti-legge (26 dal governo Conte I, 54 dal governo Conte II e 34 dal governo Draghi), 115 decreti legislativi e 12 regolamenti di delegificazione.

Per l’approvazione di 45 delle 226 leggi ordinarie il Governo ha fatto ricorso, in almeno un ramo del Parlamento, alla posizione della questione di fiducia (in 26 di questi 45 casi la fiducia è stata posta in tutti i passaggi parlamentari). Tra leggi frutto di conversioni di decreti, di iniziativa governativa, decreti-legge e decreti legislativi siamo ormai al punto in cui il Governo fa e disfa a piacimento. Il Parlamento, si può dire, non tocca palla. E, forse, non “parlamenta” neanche più vista la quantità di “questioni di fiducia” che, tra l’altro, vengono poste sui temi più delicati e politicamente rilevanti. Secondo la Costituzione il Parlamento dovrebbe fare le leggi e il Governo, di fatto, renderle esecutive e applicarle. Ma, da lungo tempo la logica dell’emergenza ha fatto sì che il Governo, attraverso i decreti legge, abbia finito per sovrapporsi al Parlamento – alla Camera e al Senato – e abbia sfornato centinaia di decreti legge nel giro di una mezza legislatura.

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Dunque il Governo fa le leggi. E negli ultimi anni ne ha fatte talmente tante che perfino il Presidente Mattarella non ha potuto nascondere l’irritazione. Il 23 luglio scorso, infatti, il Capo dello Stato ha firmato, obtorto collo, il cosiddetto decreto sostegni bis. Ma contemporaneamente ha scritto una lettera di protesta [2] indirizzata a Fico e Casellati.

I decreti per essere efficaci vanno convertiti in legge entro 60 giorni. La logica dei padri costituzionali era che, in casi di necessità e urgenze, il Governo emanasse un decreto per poter, appunto, affrontare l’emergenza, ma poi il Parlamento, entro un paio di mesi doveva ratificare oppure gettarlo alle ortiche. Il Presidente della Repubblica prima emana e poi, una volta convertito, promulga. Accade che Mattarella, che in questa legislatura, di conversioni ne abbia dovute firmare tante irritandosi non solo per le quantità, ma anche perché in questi decreti – una volta si chiamavano Omnibus, poi Minotauri – il Governo ci infila un po’ di tutto. E se ci infila di tutto è chiaro che non siamo di fronte né ad emergenze e, forse, neppure a necessità straordinarie. Non solo, ma fior di costituzionalisti insegnano che questi provvedimenti dovrebbero avere anche una certa omogeneità di contenuto e limiti molto stretti di materie. Invece spaziano dal Covid all’Agenzia per Venezia (esempio classico di tema infilato nel decreto urgente dell’agosto 2020 e a novembre 2021 non ancora varato), da interventi per le infrastrutture alle mance per le più diverse categorie.

Da febbraio 2020 (inizio pandemia) a luglio 2021, quando Mattarella scriveva alle Camere, erano sati adottati dal Governo ben 65 decreti-legge rispetto ai 31 dei 18 mesi precedenti. Più del doppio. È chiaro che la pandemia ha fatto da volano all’accentramento di “governance” – termine mutuato dall’impresa privata – di governi che tendono a esautorare il Parlamento. L’abuso della decretazione d’urgenza, già abbondantemente praticato da decenni, non poteva che diventare un vero e proprio allarme con lo scoppio della pandemia. La media più alta di decreti legge pubblicati ogni mese è del Governo Draghi, 4,2. Seguono il Conte II con 3,18 e poi Letta (2,7) e Monti (2,4).

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[di Antonio Gesualdi]