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Basta bugie e diffamazioni: il movimento No Tav querela il direttore di Repubblica

Oltre 150 No Tav hanno depositato le «prime querele contro Maurizio Molinari, direttore de la Repubblica»: lo si apprende dal sito Notav.info [1], all’interno del quale si legge che venerdì 19 novembre gli attivisti si sono ritrovati per tale motivo «davanti al Tribunale di Torino e alla Caserma dei Carabinieri di Susa». La scelta di querelare Molinari si basa sulle dichiarazioni rilasciate da quest’ultimo lo scorso 10 ottobre durante la trasmissione Rai “Mezz’ora in più” [2], che sono state ritenute dai No Tav «diffamatorie» nei loro confronti.

«I No Tav sono un’organizzazione violenta, quanto resta del terrorismo italiano degli anni ’70. Aggrediscono sistematicamente le istituzioni, la polizia, anche i giornali. Minacciano i giornalisti a Torino e la cosa forse più grave è che sono in gran parte italiani che si nutrono anche di volontari che arrivano da Grecia, Germania ed a volte dalla Francia». Sono queste le affermazioni che i No Tav contestano a Molinari, il quale ha aggiunto che «per un torinese No Tav significa sicuramente terrorista metropolitano» e che «la cosa più grave nei confronti dei No Tav è che siccome si avvolgono di una motivazione ambientalista, quando questa motivazione viene legittimata loro reclutano, con una dinamica che ci riporta davvero agli anni ’70».

Secondo i No Tav, però, «applicare l’etichetta di terrorismo ad un movimento sociale da tanti anni insediato sul territorio della Val di Susa e radicato in una vasta comunità di cittadini, non solo valsusini, vuol dire proporre una equiparazione non solo falsa e incongrua, ma altamente diffamatoria sia nei confronti dell’intero movimento No Tav che nei confronti dei singoli che ne sono parte». Gli attivisti quindi ritengono che Molinari abbia utilizzato «espressioni pretestuosamente denigratorie e gratuitamente offensive intese a screditare l’avversario politico».

In tal senso, i No Tav ricordano di essere «persone comuni» e «sicuramente non terroristi», come dimostrato anche dal fatto che «nell’unico caso in cui in un “processo No Tav”, per uno specifico fatto accaduto al cantiere di Chiomonte, è stata contestata a 4 imputati la finalità di terrorismo, tale ipotesi abbia ricevuto ripetute e sonore smentite da parte dell’autorità giudiziaria». Per tutti questi motivi, dunque, gli attivisti hanno querelato il direttore del quotidiano la Repubblica, ribadendo di non avere intenzione di lasciarsi intimidire «dalle dichiarazioni di uno dei tanti giornalisti che da sempre sono dichiaratamente Si Tav e che puntualmente si ritrovano a parlare (a sproposito) della lotta dei No Tav».

[di Raffaele De Luca]