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L’Euro digitale sarà realtà: il prototipo nel 2023

La Banca Centrale Europea (BCE) ha confermato le tempistiche per l’euro digitale. A sottolineare il piano d’azione è stato ieri, giovedì 18 novembre, Fabio Panetta, membro del Comitato esecutivo della BCE ed ex direttore della Banca d’Italia, il quale ha sintetizzato in un discorso al Parlamento UE la scaletta delle tempistiche: brainstorming e valutazioni varie fino a inizio 2023, quindi via con i test.

Panetta, il quale presiede la task force che si sta occupando del progetto, è imbarcato attualmente in un’azione di proselitismo d’ampio spettro, la sua voce riverbera tanto nei corridoi del Potere quanto sulla carta stampata [1], il che offre ovviamente un’ottima esposizione al messaggio della BCE, ovvero che il conio digitale sia un futuro indispensabile e necessario.

Il perché di questa necessità viene esplicitato senza mezzi termini: «oggi, il valore del capitale delle criptovalute è superiore al valore che avevano le attività cartolarizzate prima della crisi finanziaria globale». In altre parole, l’Europa deve offrire un sistema alternativo a Bitcoin e omologhi per garantire stabilità e consistenza al Mercato e alla finanza. I toni adottati da Panetta sono drammatici, tuttavia lui deve pur comunque tirare acqua al proprio mulino e il panorama che lo circonda si dimostra eterogeneo e tendenzialmente scettico.

Per lisciare alcuni degli ostacoli che potrebbero compromettere l’avanzata dell’euro digitale, la BCE continua da una parte a ricordare ai cittadini che il conio virtuale non andrà a sostituire le banconote cartacee e dall’altra a rassicurare le banche che non voglia sostituirsi al settore delle carte di credito. Dopotutto, ricorda il sito [2] della Banca Centrale, nella gestione della nuova, ipotetica, moneta «vanno coinvolti intermediari sottoposti a vigilanza».

In tutto questo, la Commissione UE sta ancora facendo orecchie da mercante. L’implementazione dell’euro digitale richiederebbe infatti dei binari guida, delle imposizioni normative che indichino come gestirlo, tuttavia nessuna delle opzioni presenti sul tavolo sembra essere universalmente soddisfacente. La digitalizzazione – parziale o completa – della moneta unica spingerebbe i cittadini ad appoggiarsi su sistemi di pagamento per cui sarà più facile tracciare l’economia sommersa, tuttavia proprio questo meccanismo di sorveglianza potrebbe far desistere coloro che prediligono la privacy. Allo stesso tempo, garantire il totale anonimato degli utenti finirebbe quasi sicuramente a fomentare il riciclaggio e le frodi, dettaglio che certamente non incontra i favori delle varie Amministrazioni.

Non sorprende quindi che gli sforzi di Panetta siano anche mirati a sbloccare questo impasse, tuttavia l’economista si sta dimostrando diplomaticamente accorto, desistendo dal giocarsi sin da subito la carta dell’“emergenza”. Piuttosto, la BCE descrive le criptovalute al pari di un’insidia che nei prossimi dieci anni aumenterà di portata e di spessore, ricordando a chi di dovere che «se gli utenti non avranno un simile servizio da noi, lo avranno da qualcun altro».

[di Walter Ferri]