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Messico, i contadini battono la multinazionale Monsanto: no al mais OGM

Al termine di una lunga battaglia Davide ha battuto Golia: un piccolo gruppo di attivisti e contadini messicani ha avuto ragione del colosso degli OGM Bayer-Monsanto, ottenendo dalla Corte Suprema del Messico la proroga del divieto alla coltura di semi di mais transgenici in tutto il territorio dello stato. Dopo otto anni di battaglia legale e decine di impugnazioni da parte dei colossi del settore, la Corte Suprema di Giustizia del Messico si è pronunciata per la prima volta sul contenzioso, respingendo all’unanimità tutti i ricorsi presentati da Monsanto ed altre grandi aziende del settore come Syngenta, PHI e Dow.

Il gruppo di attivisti protagonisti della lunga battaglia si chiama Demanda Colectiva en Defensa del Maíz Nativo. Il tutto ha avuto inizio nel 2013, con la presentazione di una petizione al governo contro l’uso del mais geneticamente modificato, facendo appello alla Costituzione del paese, la quale garantisce il diritto a vivere in un ambiente sano. Il gruppo, costituito per la maggior parte da agricoltori, associazioni ambientaliste e scienziati, ha portato avanti la causa, sostenendo che il mais OGM provoca l’impollinazione incrociata e mette in pericolo quello autoctono, alimento alla base della cucina messicana. 

La Corte Suprema ha quindi ordinato un’ingiunzione cautelare, al fine di impedire alle aziende di piantare mais da laboratorio fino a quando non sarebbe stata presa una decisione definitiva. In questi otto anni, durante cui l’ingiunzione è rimasta in vigore, alcune società – tra cui la Bayer-Monsanto – hanno presentato dozzine di ricorsi, ma invano. I legali degli attivisti, infatti, hanno tenuto duro fino a oggi uscendone vincenti [1], in quanto i Ministri della Corte hanno ratificato la misura cautelare per mantenere la sospensione della semina di mais OGM. Decisione conforme al decreto presidenziale [2] risalente al dicembre 2020, il quale ha ordinato la revoca delle autorizzazioni per l’uso di granella di mais transgenico negli alimenti entro e non oltre il 31 gennaio 2024.   

[di Eugenia Greco]