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Cosa chiedono gli studenti dell’OSA che stanno occupando le scuole superiori

Spesso delle lotte che si muovono al di fuori del mainstream il lettore ha notizia solo nel momento in cui si verificano casi di cronaca ritenuti degni di nota dai professionisti dell’informazione. Solitamente quando vi è un qualche chiave di lettura utile per screditarli. È stato evidente nel caso delle proteste contro il green pass, lo è ancor di più di fronte ai movimenti di protesta che stanno cominciando ad attraversare il mondo delle scuole superiori protestando contro un’istituzione scolastica che definiscono sempre più simile a una gabbia asservita agli interessi privati. il 21 ottobre vi avevamo dato (unici o quasi) la notizia delle violenze subite da parte della polizia dagli studenti del liceo artistico Ripetta di Roma [1]. Ora, visto l’interesse suscitato in molti lettori dalla loro protesta, abbiamo deciso di dargli direttamente parola, per raccontare cosa li spinge (uniti sotto la sigla OSA – Opposizione Studentesca d’Alternativa) a protestare e soprattutto cosa stia diventando la scuola (post) pandemica. Quello che segue è uno scritto redatto dagli studenti dell’OSA per L’Indipendente che volentieri pubblichiamo, nella convinzione che compito di un media senza padroni sia anche quello di permettere a realtà di opposizione sociale di far sentire la propria voce senza filtri né censure:

“Già è difficile parlare di scuola con chi di questo mondo ne fa parte e lo vive quotidianamente, lo è ancora di più se ciò che scriviamo è rivolto a lettori che questo mondo necessariamente non lo vivono tutti. Questa però è una difficoltà che vogliamo e dobbiamo assumerci se pensiamo (e lo pensiamo) che la scuola sia un pilastro irrinunciabile di ogni società e che debba tornare a essere un tema centrale nel dibattito politico del paese, che interessa tutti e di cui dunque tutti si devono interessare. Perché l’istruzione riguarda la collettività, il suo benessere e le sue prospettive.

Siamo l’OSA – Opposizione Studentesca d’Alternativa e in quanto organizzazione di studenti medi la nostra riflessione si incentra necessariamente sulle scuole superiori: è su queste che verteranno i contenuti di questo contributo, che volentieri facciamo dopo che ci è stato chiesto di articolare meglio alcune delle posizioni che come OSA abbiamo espresso pubblicamente nell’ultimo periodo.

Sì, quando abbiamo definito la scuola “una vera e propria gabbia asservita agli interessi dei privati”, una gabbia da rompere e a cui opporsi frontalmente, sapevamo che questo avrebbe destato attenzione. Il nostro contrasto netto, diretto e inequivocabile nei confronti dell’attuale modello scolastico esprime una rottura non solo rispetto al clima di pacificazione sociale voluto e creato dal Governo Draghi – con il ruolo complice dei media mainstream asserviti all’attuale compagine governativa – ma anche rispetto alla tradizione classica delle strutture politiche del mondo scuola (comitati, associazioni, sindacati, collettivi, organizzazioni studentesche, etc etc) di difendere a spada tratta la scuola pubblica. Noi pensiamo che non ci sia più nulla da recuperare o difendere in un modello scolastico che è stato svuotato di ogni sua funzione emancipatrice.

Se da una parte il progressivo smantellamento dell’istruzione pubblica italiana viene da lontano, dall’altro è chiaro che la Pandemia ha accelerato le tendenze in atto, segnando un prima e dopo per la scuola pubblica italiana. Le problematiche date dalle carenze storiche dei nostri istituti (precariato, istituti insicuri e fatiscenti, mancanza di personale scolastico, classi pollaio etc etc) si sono accentuate e mostrate nella gestione critica delle attività didattiche in relazione alle normative anti-Covid che l’epidemia ha obbligato. Dall’altro, il modello di formazione vigente ha mostrato tutti i suoi limiti strutturali e ha condannato noi studenti a una crisi pedagogica senza precedenti perché ha stravolto la funzione emancipatrice che la formazione dovrebbe avere.

La formazione nozionistica, incentrata sulla valutazione e sulle famigerate competenze piuttosto che sull’aspetto didattico e pedagogico ha fallito la sua funzione educativa in modo palese. Se si chiede oggi a uno studente perché studia, nella stragrande maggioranza dei casi ci si sentirà rispondere che lo fa perché ancora gli manca il voto in quella materia, o perché ha una verifica o un’interrogazione. Non per imparare, sviluppare un sapere duraturo o formarsi. Questo è il prodotto di un modello scolastico costruito negli ultimi 30 anni con riforme che hanno progressivamente allontanato la scuola dalla sua funzione emancipatrice, didattica e pedagogica, per avvicinarla alle necessità delle aziende e dei privati. In questo processo vi è stata una sostanziale linea di continuità fra i vari governi che si sono succeduti in questi anni, indipendentemente dall’appartenenza politica al centro destra o al centro sinistra, Governo Draghi incluso. È per questo che definiamo la nostra scuola una Gabbia, perché è priva di elementi progressivi e impedisce l’emancipazione degli studenti. Per questo la nostra lotta non può che essere contro questo modello di scuola e contro questo Governo.

In questa fase di profondi cambiamenti, su scala globale e nazionale, in cui sono tanti a parlare di giovani, noi pensiamo che noi studenti possiamo essere motore del cambiamento sociale nel nostro paese solo se sapremo riabbracciare collettivamente un’ipotesi di lotta e mobilitazione di massa, di rottura con questo sistema che ci incatena in questo drammatico presente mentre ci nega il futuro. Questa è la sfida che con OSA abbiamo davanti e che siamo pronti ad affrontare, con la determinazione di chi non ha più nulla da perdere e tutto da conquistare”.

[a cura di OSA – Opposizione Studentesca d’Alternativa [2]]