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La plastica può essere rimossa dagli oceani: riuscito il primo esperimento

Un nuovo sistema ideato con il fine di rimuovere la plastica dagli oceani è stato recentemente testato nel Great Pacific Garbage Patch, un enorme accumulo di rifiuti galleggiante situato nell’Oceano Pacifico, ed ha dato ottimi risultati a detta dell’Ocean Cleanup, l’organizzazione che lo ha messo a punto. Quest’ultima infatti ha dichiarato che “Jenny”, il soprannome con cui viene chiamato il sistema, ha raccolto 9.000 chilogrammi di plastica [1] presenti nell’Oceano Pacifico ed ha aggiunto che per tale motivo ora è chiaro che «è possibile pulire il Great Pacific Garbage Patch». Anche Boyan Slat, il fondatore di Ocean Cleanup, ha accolto con grande entusiasmo la notizia ed ha affermato [2]: «Ha funzionato tutto».

Jenny è essenzialmente una costa galleggiante artificiale: si tratta di una lunga barriera a forma di U [5] che riesce a portare la plastica in una zona di ritenzione posizionata alla sua estremità. Due navi la trainano, e così la corrente oceanica spinge i rifiuti galleggianti verso la rete gigante. Una volta che la rete si riempie di plastica, un equipaggio la tira fuori dall’acqua e svuota la spazzatura su una delle due navi. La plastica raccolta, poi, viene riciclata: al momento, infatti, essa viene utilizzata per produrre occhiali da sole [6], ed i soldi guadagnati dalla loro vendita vengono usati per migliorare le operazioni di pulizia degli oceani.

Bisogna dire, però, che vi sono ancora alcuni dubbi legati a tale sistema. Innanzitutto esso cattura solo la plastica che galleggia vicino alla superficie degli oceani e non anche quella situata sul fondo. Inoltre Jenny ovviamente non impedisce alla plastica di entrare negli oceani, e dunque non è proprio un sistema perfetto. In tal senso Miriam Goldstein, direttrice della politica oceanica presso il think tank Center for American Progress, il mese scorso ha rilasciato un’intervista alla Reuters [7] in cui ha affermato che «una volta che la plastica è entrata in mare aperto, diventa molto costosa e richiede molti combustibili fossili per estrarla di nuovo». E, infatti, le barche che trainano Jenny richiedono carburante, il che significa che c’è un costo ambientale legato a questo sistema.

Tuttavia, Ocean Cleanup ha affermato [8] che sta «cercando modi per limitare e compensare le emissioni di carburante» che al momento è impossibile non utilizzare, ed anche lo stesso Slat ha ammesso [9] che «ci sono ancora molte cose da migliorare». L’organizzazione, insomma, è consapevole delle criticità legate a tale sistema ma sembra intenzionata a porre rimedio ad esse e, dunque, continuare a perseguire il suo obiettivo [10], che è quello di arrivare a ripulire «il 90% della plastica galleggiante dagli oceani entro il 2040».

[di Raffaele De Luca]